mashriq / arabia / iraq | community struggles | news reportWednesday January 29, 2014 03:12 by Ilan S. – AAtW, ainfos, Ahdut (Unity)ilan.shalif at gmail dot com Tel Aviv
Palestina-Israele, il futuro bussa alla porta della lotta unitaria
ANCORA NOTE SUL TESTO UNICO SULLA RAPPRESENTANZA CONFINDUSTRIA CGIL-CISL-UIL 10/01/2014
Qui il primo punto di non ritorno della CGIL con la rinuncia del suo ruolo di organizzazione sindacale: aver considerato lo scontro sul contratto FIAT un punto settoriale una questione dei metalmeccanici e non -come invece è stato- un attacco alla contrattazione, attacco vincente per i padroni che ha modificato e modifica le relazioni sindacali e sociali a favore di lor signori.
Se Cisl e Uil fin dall’inizio (dal 2001 in poi) hanno accompagnato la ristrutturazione complessiva dei padroni, le tappe della confederazione sono raggruppabili in 3 punti che risultano così declinati:
A) Quello che scaturisce dal congresso del 2010 sul punto della contrattazione, poi ripetuto fino a sostenere contratti di categoria firmati, che restituiscono tutto su orari, salari e prestazione lavorativa, disarmando i lavoratori di fronte al processo di riorganizzazione del capitale, ivi compreso il blocco contrattuale nel pubblico impiego.
B) La modifica statutaria che crea lo spazio per il decisionismo del gruppo dirigente ristretto. In sintesi: le decisioni confederali non possono essere discusse e messe in discussione a livello di federazioni di categoria .
C) L’abbandono di fatto, la non assunzione se non formale, di qualsiasi processo democratico nel rapporto con i lavoratori e del loro ruolo decisionale sui contratti e sugli accordi, ma anche dentro l’organizzazione sindacale CGIL; quest’ultimo punto, speso sull’altare dell’unità sindacale presunta con Cisl e Uil e quindi già taroccato in partenza.
Questi sono i punti portanti che costituiscono la linea della confederazione e che la portano dentro l’attuale condizione fallimentare e di declino. I padroni scelgono non di delegittimare i contratti nazionali dal punto della esigibilità , ma di svuotarli attraverso le deroghe in sede aziendale e imponendone i contenuti, cioè togliendo l’autonomia contrattuale dei lavoratori sul terreno dei contenuti stessi.
Lo sbocco aziendalista -con quel che ne deriva di negativo sul piano della rappresentanza dentro i luoghi di lavoro, della solidarietà fra lavoratori e del conflitto- sociale dimostra che la scelta dei padroni è funzionale alla fase economica: riduce il corpo intermedio sindacato ad una sorta di garante subordinato e agisce direttamente sulla formazione della coscienza di classe e sulla sua possibilità di essere trasmessa; non a caso si agisce anche cancellando la memoria stessa.
Aziendalismo uguale cancellazione della rappresentanza intesa come espressione dell’autonomia della classe: le sanzioni in capo ai lavoratori agiscono su questo nodo fondamentale. Chi si azzarderà a fare il delegato, se non come espressione in primo luogo del sindacato esterno e garante, come ruolo, per i padroni degli accordi stipulati? Viene quindi negato nei luoghi di lavoro il diritto di coalizione dei lavoratori, sancito anche dall’ultima sentenza della Corte Costituzionale sulla Fiat .
Il problema non è tanto l’agibilità delle sigle sindacali, ma l’agibilità dei lavoratori: la loro libertà/diritto di associarsi/coalizzarsi.
La blindatura fatta a favore delle organizzazioni firmatarie nega ,e questo è il punto maggiormente negativo, in prospettiva la possibilità per la classe di seguire una prassi di costruzione di altre forme organizzate se non a seguito di una rottura, prodotta dalla stessa classe, del quadro costituito.
La delega al partito di riferimento PD, o meglio ad una sua componente, ha tentato illusoriamente di spostare la difesa della classe sul piano parlamentare. Anziché sostenere una propria posizione facendola assumere, la delega al partito politico di tutto (art.18, pensioni, mercato del lavoro, aumento della tassazione sui salari) ha portato alla sconfitta su tutti i fronti, lasciando la classe senza difese e quindi sotto tutti i ricatti. Il processo di deindustrializzazione lo dimostra: la scomposizione della classe risulta l’altro elemento che sembra chiudere il cerchio.
Questo elemento, non solo italiano, è riscontrabile nello stato di crisi del sindacalismo del mondo occidentale, in particolare in EU e USA : il sindacato tedesco (DGB) ha perso oltre 2 milioni di iscritti. La riorganizzazione capitalista incide in modo pesante in tutte le realtà e disarma la classe, modificandola in funzione dei rapporti di forza fra le classi stesse.
Si può certamente continuare a ragionare in termini di tradimento/incapacità dei dirigenti della CGIL che pure c’è, o dell’incapacità del sindacalismo di base, però risulta riduttivo e non porta lontano come possibilità di intervento. Bisogna pensare ad una fase di ricostruzione, perché il movimento operaio al quale abbiamo fatto riferimento e partecipato, quel movimento è oggi sconfitto e in fase di progressiva sostituzione.
Si può pontificare sull’ adattamento del sindacato in ultima istanza ai processi del capitale. Sappiamo tutti che questa forma organizzata è per sua funzione e forma di tipo trade-unionista, per cui è inutile sovraccaricarla di contenuti. Ma rimane per la classe la necessità di organizzarsi sul terreno della propria rappresentanza di massa, ed è per questo che non da oggi parliamo di ricostruzione del sindacato a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici, dai luoghi di lavoro e dai territori.
gennaio 2014
Commissione Sindacale della Federazione dei Comunisti Anarchici
Ucraina: il Sindacato Lavoratori Autonomi sull’EuroMaidan
russia / ukraine / belarus | anti-fascism | press releaseSunday January 26, 2014 22:11 by Autonomous Workers Union – Kyiv local
Egitto: comunicato del Tahrir-ICN sulla messa fuori legge dei Fratelli Musulmani in quanto organizzazione terroristica
north africa | repression / prisoners | press releaseSaturday January 04, 2014 14:02 by TahrirICN
Condanna della recente dichiarazione che individua nei Fratelli Musulmani in Egitto una organizzazione terroristica.
Alternativa Libertaria – Gennaio 2014
Questo mese:
Repressione: Quella sera a Milano era caldo…
Analisi: Destra, forconi, forze di stato sulle barricate della reazione
Analisi: Scorciatoia nazionalista o autodeterminazione di classe?
Agenda: Lotte sociali e Poder Popular in Brasile
Lotte sociali e Poder Popular in Brasile
Palestina-Israele, la lotta unitaria contribuisce all’aumento delle pressioni internazionali su Israele*
mashriq / arabia / iraq | community struggles | news reportWednesday January 08, 2014 00:52 by Ilan S. – AAtW, ainfos Ahdut (Unity)ilan.shalif at gmail dot com Tel Aviv
Si cominciano a vedere i frutti del cambiamento del clima politico nella regione, anche alla luce della diminuita importanza delle risorse petrolifere del medio-oriente e della assunzione di coscienza dell’opinione pubblica mondiale verso la lotta contro l’occupazione del 1967. I primi risultati del movimento di boicottaggio iniziano a preoccupare l’elite al potere in Israele. Sui media internazionali acquistano uno spazio significativo le notizie sulla lotta unitaria e sulle migliaia di attivisti internazionali che vi prendono parte. I comitati popolari di base contribuiscono a fare lo stesso sulla scena politica della Cisgiordania palestinese. Invece, le forze di stato israeliane puntano alla repressione settimanale dei comitati popolari di base e degli israeliani attivisti di Anarchici Contro il Muro.
Bil’in
Bella e calda manifestazione del venerdì. Pare che il comandante cattivo della scorsa settimana fosse assente. Il vento era a favore. Nonostante lanci sporadici di candelotti lacrimogeni e di granate assordanti siamo riusciti a raggiungere il recinto che “protegge” il cancello del muro della separazione. C’erano 15 Israeliani (per lo più anarchici) con 5 bandiere sia rosse&nere che nere. C’era un folto gruppo di ospiti – molti italiani- ed alcune dozzine di residenti. La manifestazione ricordava il terzo anno dall’uccisione di Jawaher. Jawaher Abu Rahmah, morta l’1 gennaio 2011 di asfissia causata dall’inalazione di gas lacrimogeno, era la sorella di Bassem abu rahma che era stato ucciso il 17/4/2009, entrambi uccisi nel corso delle manifestazioni non-violente del villaggio di Bilin contro il muro dell’apartheid israeliana.
Dopo oltre un’ora, gli adulti hanno iniziato a far ritorno al villaggio mentre i giovani continuavano gli scontri con le forze di stato israeliane.
Queste hanno sparato proiettili ricoperti di gomma, candelotti lacrimogeni, bombe assordanti e proiettili veri portando al ferimento alla gamba del palestinese Abdel Rahman Betillo (di 16 anni) con munizioni vere (proiettili duedue). Un altro giornalista della TV palestinese, Najeeb Sharawneh, ha avuto sintomi da soffocamento ed è stato ricoverato nell’ospedale di Ramallah.
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Palestina-Israele, lotta unitaria non solo nella Cisgiordania occupata e non solo contro il colonialismo*
mashriq / arabia / iraq | community struggles | news report Tuesday December 31, 2013 19:56 by Ilan S. – AAtW, ainfos Ahdut (Unity) ilan.shalif at gmail dot com Tel Aviv
Questa settimana il fulcro della lotta si è un po’ ampliato fino ad includere la crudele politica razzista del sistema naZionista israeliano per quanto riguarda i profughi. Ai 53mila profughi africani viene applicata quella stessa strategia di sporadiche aggressione crudeli in un contesto di continua pressione e di maltrattamenti che viene usata contro i Palestinesi sia all’interno dei confini del 1968 che in quelli nuovi del 1967. Il razzismo insito nel colonialismo Sionista che ha costruito Israele e che si espande cogliendo ogni opportunità si trova oggi a retrocedere dal prendere misure più dure a causa della pressione internazionale. Sebbene Israele non abbia mai adottato le convenzioni internazionali (col supporto della stragrande maggioranza della sua base ebraica), si guarda bene ora da sfidarle troppo e lungo. Perciò, non si uccidono più liberamente i profughi al confine. Li si lasciano in condizioni del tutto miserabili riempiendo i campi di concentramento. [Italiano]
Bil’in 27.12.2013
Haitham Al Khatib
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Riflessioni sui libertari e la partecipazione elettorale in Cile
bolivia / peru / ecuador / chile | movimiento anarquista | opinión / análisis Friday December 27, 2013 16:40 by José Antonio Gutiérrez D. – Rafael Agacino
Le recenti elezioni presidenziali in Cile, in cui l’astensionismo –superiore al 50%- è stato il vincitore assoluto, erano prevedibili salvo la comparsa nello scenario politico-elettorale di un settore che si dichiara di intenti rivoluzionari e di sinistra libertaria. La Red Libertaria (RL) aveva aderito fortemente ed entusiasticamente alla piattaforma “Todos a la Moneda”, il cui candidato era Marcel Claude. Il nostro obiettivo non è mettere in discussione le forme con cui questa scelta è stata presa (o imposta, a seconda delle opinioni) e le sue implicazioni per il movimento libertario in Cile. Tanto meno ci interessa, soprattutto, l’impatto di tale decisione nel campo specifico che si dichiara proveniente dalla tradizione anarchica. Ancora meno qui si propone di fare un’analisi del programma di “Todos a La Moneda” o delle forze politiche che sostenevano questa piattaforma. Ci interessa, invece, valutare l’impatto di questa decisione su un settore molto più ampio delle persone rappresentate da questa piattaforma elettorale e molto più ampio di quei settori provenienti dalla tradizione libertaria; contribuire con le nostre riflessioni al dibattito di carattere tattico e strategico su questo processo di ricomposizione del movimento sociale in Cile.
“One Size Fits All”, caricatura de Leonardo Ríos
LA PRODE LANZILLOTTA E I PALADINI DELLE PRIVATIZZAZIONI
In barba a tutti i referendum anti-privatizzazioni, nella commissione bilancio del Senato è stato votato un emendamento presentato dalla senatrice di Scelta Civica, Lanzillotta, riguardante il decreto “Salva-Roma”.
Questa modifica vincola le risorse per finanziare il bilancio di Roma alla privatizzazione, tranne che dell’ACEA, delle altre aziende pubbliche e alla possibilità di licenziamento per quelle in perdita.
Ora non sappiamo quale sarà l’esito finale dei passaggi parlamentari, ma purtroppo chi grida o griderà allo scandalo o è in mala fede oppure non si rende conto della poca consistenza dell’istituzione referendaria nella democrazia capitalista. Se infatti i quesiti referendari non sono sostenuti da una reale forza di opposizione nei territori che pratichi l’azione diretta a sostegno degli stessi, gli speculatori capitalisti non perderanno tempo a riconquistare quel terreno solo formalmente perso con i risultati dell’ultimo referendum. Continua a leggere