1 Maggio manifestazione internazionale a Milano
contro un’altra grande opera inutile,
contro 6 mesi di menzogne e annichilimento dei diritti,
per liberare l’agricoltura dal profitto e dallo spreco
Abbiamo davanti a noi 6 mesi per denunciare tutte le nefandezze dell’Expo 2015 di Milano, per mobilitarci ancora in difesa dell’ambiente, dei diritti dei lavoratori, per la diffusione di un progetto alternativo di agricoltura.
Questo mostro finanziario ha già sputato truffe, affari, debiti, sfruttamento, repressione e fame camuffata da nobili scopi alimentari.
La truffa: gli investimenti previsti si sono ridotti da 20 a 3 miliardi di euro, quelli sul sito prescelto, tra Milano e Rho, da 4 miliardi a 800 milioni. Sono scomparsi il canale e i campi coltivati….sono rimasti solo cemento e padiglioni temporanei.
Gli affari: il sito di Expo, pari ad 1.000.000 mq, che come suolo agricolo era valutato 16 euro/mq, è stato venduto dai suoi proprietari a 164 euro/mq alla Arexpo, società pubblica fondata da Comune e Regione, che lo ha acquistato come terreno edificabile. Arexpo si è indebitata con le banche per oltre 300 milioni da restituire nel 2016. Affari anche per gli appalti da centinaia di milioni di euro sul sito Expo 3, sui trasporti (linea 5 della MM, la Bre-Be-Mi e altre autostrade); per la pletora di alti burocrati e consulenti mobilitati da società Expo, Comune, Regione, Alta Autorità anti-corruzione…, per spartirsi i fondi e controllarsi a vicenda. Affari postumi per gli speculatori immobiliari, quando tra 6 mesi metteranno le mani a basso prezzo, su un’area perfettamente attrezzata e infrastrutturata, pronta per costruirci l’ennesimo quartiere di case e uffici di lusso.
I debiti: il Comune di Milano si è indebitato non solo per finanziare l’acquisto dell’Area Expo, ma anche per effettuare tutte le opere al servizio di Expo (strade, Linea 5 della MM,..) Questo debito verrà scaricato su aumenti di tasse locali, di tariffe e con tagli dei servizi.
Lavoro non pagato e supersfruttato: Expo 2015 è un’occasione d’oro per sperimentare nuove forme di sfruttamento, basate sul lavoro semi-gratuito o gratuito, con orari senza fine e sotto il ricatto di norme anti-sciopero, perché qualsiasi tentativo di difesa dei lavoratori viene considerato criminale e anti-nazionale. Un accordo del luglio 2013 tra società Expo e sindacati confederali prevede di assumere solo per qualche mese 800 apprendisti e stagisti: cioè a paga ridotta o senza paga, con il solo rimborso spese. A cui aggiungere 18.500 “volontari”, che dovrebbero lavorare gratis, ciascuno per due settimane di 40 ore, per “accogliere” i visitatori, durante i sei mesi di Expo. La miriade di imprese di trasporto, ristorazione, logistica, spettacoli, ecc…, utilizzerà manodopera temporanea, appaltata da cooperative ed agenzie di lavoro interinale, oppure lavoratori in nero o assunti a termine grazie al Jobs Act. Altro che 200.000 posti di lavoro!!
Controllo statale: installate 550 telecamere ed una nuova centrale della Polizia Locale; opereranno 2500 poliziotti, carabinieri e finanzieri in più di quelli presenti, più 600 militari per il controllo del sito; si prevede che la magistratura debba far fronte a 100 processi per direttissima in più al giorno. Il governatore Maroni ha richiesto di sospendere il trattato di Schengen (libera circolazione nello “spazio europeo”) durante i sei mesi di Expo.
Nutrire il pianeta?: il “nobile” pretesto per Expo 2015 è una vera e propria menzogna; centinaia di milioni di esseri umani vivono nell’indigenza ed in uno stato di nociva e deprivata alimentazione, semplicemente perché le imprese agro-alimentari hanno a cuore solo i loro profitti, incuranti della qualità e dei prezzi del cibo, oltre a distruggere o prendere per fame ogni tentativo di costruire filiere alternative nella produzione e distribuzione di cibo.
La lotta: dalla privatizzazione e cementificazione dell’ambiente alla corruzione affaristica, dal ricatto occupazionale avallato dagli accordi sindacali alle forme di repressione statale, dalla riproposizione di un modello di agricoltura che produce fame anziché combatterla alle menzogne mediatiche, la lotta contro Expo 2015 si configura come lotta politica globale, che va fatta su tutti i piani, partendo dal terreno fondamentale dei rapporti di classe, dalla difesa degli interessi proletari, con una prospettiva politica, anticapitalistica, antistatale e rivoluzionaria, sostenendo rivendicazioni sul piano locale (utilizzare il ricavato dell’Expo per finanziare un piano-casa sotto controllo popolare, per finanziare trasporti e servizi gratuiti), sfidando le norme anti-sciopero, sostenendo progetti di collettivizzazione della terra e della produzione agricola con una pianificazione condivisa da più soggetti sul territorio, quale reale alternativa per nutrire davvero il mondo.
Alternativa Libertaria/Fdca
1 maggio 2015