Palestina, l’ostaggio perenne

Continua la guerra nella Striscia di Gaza governata da Hamas, anche se in tutto il mondo continuano le manifestazioni contro le scelte guerrafondaie di Israele. Dalla scomparsa dei tre coloni da Gush Etzion, (colonia per soli ebrei sotto il controllo totale dello stato di Israele in Cisgiordania), Israele ha posto sotto assedio quattro milioni di palestinesi, bombardando ospedali, scuole, ogni sorta di obiettivi civili, distruggendo e saccheggiando case, rubando, effettuando sequestri, ferendo e uccidendo sia in modo mirato che indiscriminato al di fuori di ogni legislazione internazionale.

Oltre cinquecento abitanti di Gaza sono stati uccisi, tra di loro tante donne e bambini, e la strage non si ferma; non si contano più i feriti e il terrore fa tutto il resto su un popolo in carcere che non può scappare o nascondersi nei bunker.

Quest’ordinaria brutalità è la politica ufficiale dello stato di Israele portata avanti dai suoi militari, senza dimenticare le violenze compiute dai coloni israeliani paramilitari, le cui continue aggressioni verso i civili palestinesi sono Aumentate nelle ultime settimane, l’ultimo episodio è il rapimento poi l’uccisione (bruciato vivo) di Mohammad Abu Khdeir.

Ma l’obiettivo del governo di Israele è duplice, evitare l’accelerazione degli accordi di pace e rompere l’unità di governo palestinese.

Sin dall’elezione di Obama ha continuato ad aumentare la pressione internazionale esercitata su Israele perché si ritirasse dai territori occupati nella guerra del 1967. La maggior parte degli sforzi israeliani va nella direzione di allentare questa pressione e di far saltare il recente accordo tra l’elite palestinese al governo in parte della Cisgiordania e l’elite di Hamas al governo della Striscia di Gaza. La resa di Hamas, messa in ginocchio dalla crisi economica, alla Autorità Palestinese, complicata dalle scelte del governo egiziano, minaccia molto seriamente quel progetto di divisione permanente dei Palestinesi a cui Israele ha dedicato tanti sforzi, e l’ipotesi del totale collasso del governo di Hamas nella Striscia di Gaza spaventa Israele più di ogni altra cosa.

Quando nel 2005 Israele, per schivare la richiesta dei Palestinesi ad uscire dai territori occupati nella guerra del 1967, compì una sorta di ritirata, facendo evacuare i suoi coloni dalla Striscia di Gaza, spostando l’esercito e mettendo fine ad un suo controllo diretto sulla Striscia, ne fece un gigantesco ghetto in perenne ostaggio, in cui controlla tutto quello che entra e esce, nonché tutti i movimenti dei residenti. Questa strategia israeliana finalizzata a “liberare” in parte la Striscia di Gaza, puntava ad evitare che la giurisdizione ed il governo sulla Striscia andasse alla Autorità Palestinese, per rendere possibile invece che il controllo fosse preso dai fondamentalisti separatisti di Hamas, che lo stesso Israele aveva sponsorizzato anni prima quale concorrente dell’elite palestinese al potere con cui aveva firmato gli accordi di Oslo 20 anni fa.

Controllare i residenti ed il governo nella Striscia di Gaza, ma senza che si rendessero interamente liberi dall’egemonia israeliana, era il mezzo per proteggere gli sforzi israeliani nella presa della Cisgiordania.

Quando il mutamento di regime in Egitto ha portato alla sconfitta dei Fratelli Musulmani, di cui Hamas è alleato, l’assedio su Gaza si è stretto ancora di più con la chiusura quasi totale delle vie di rifornimento in mezzi e fondi per il regime di Hamas. In preda alla disperazione, l’elite al potere di Hamas era giunta ad un accordo di tregua condizionata con l’elite al governo della Autorità Palestinese in Cisgiordania. Questo accordo si presentava come una minaccia per la strategia israeliana del divide-ed-impera che aveva funzionato per tanti anni e che giustificava in parte il rifiuto israeliano per un accordo di pace con l’Autorità Palestinese e per il ritiro dalla Cisgiordania occupata nella guerra del 1967.

Per far saltare questo accordo di tregua e di unità che cerva di superare le divisioni interne alle élite palestinese Israele ha lanciato un attacco contro Hamas – sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza – con la speranza di provocare e suscitare un duro scontro il cui esito sarebbe stato la restaurazione al potere di Hamas indipendente ma indebolita e sottomessa… Ma il governo egiziano con a capo il generale Sisi, che era il primo responsabile del taglio dei rifornimenti alla Striscia di Gaza governata da Hamas, si è rifiutato di fare la sua parte a causa della sua ostilità verso i Fratelli Musulmani e di conseguenza verso Hamas ed ha fatto fallire questo tentativo. Necessario a questo punto per Israele trovare una ragione, plausibile o sproporzionata che fosse, per un attacco diversivo e un’ennesima offensiva militare e mediatica. Da qui la strage infinita, finta e atroce rappresaglia in nome di tre giovani e innocenti vittime.

Non basta un cessate il fuoco e la fine momentanea della strage infinita che colpisce i palestinesi: insieme alle forze sociali che in tutto il mondo, Israele compresa, manifestano questi giorni, chiediamo la fine dell’assedio di Gaza, il ripristino dei diritti civili, primo fra tutti quello alla pace e alla vita, alla terra e all’acqua, per tutti/e coloro che abitano i territori, la cessazione delle occupazioni illegali e della doppia legislazione.

Sosteniamo tutte le forze sociali e politiche che dentro Israele e in Cisgiordania lottano unitariamente dal basso contro l’occupazione israeliana, contro la militarizzazione e l’apartheid. Anche in queste durissime settimane non sono mancate le manifestazioni unitarie dei comitati popolari palestinesi, degli attivisti internazionali e di Anarchici contro il Muro, come le forme di protesta, anche duramente contestate dalla destra israeliana, degli antimilitaristi, delle donne e degli uomini che si oppongono a questa infame politica di sopraffazione e di odio e che sanno che costruire giustizia, insieme, è il primo passo per costruire la pace. Noi siamo con tutti/e loro.

Oltre i confini, oltre le appartenenze etniche e religiose, oltre ogni Stato.

Federazione dei Comunisti Anarchici

22 luglio 2014

Pubblicato in A.L. Nazionale, Blog | Lascia un commento

Palestina-Israele, l’attacco israeliano a Gaza finisce con la sconfitta della sua arrogante dimostrazione di forza*

mashriq / arabia / iraq | indigenous struggles | news report Tuesday August 12, 2014 19:34 by Ilan S. – AAtW, ainfos Ahdut (Unity) ilan.shalif at gmail dot com Tel Aviv
Al Arakib, Bil’in, Al-Ma’asara, Nabi Saleh, Ni’ilin, Qaddum, Sheikh Jarrah, Colline sud di Hebron, Tel Aviv, Lod
Israele aveva iniziato il suo attacco a Gaza per sabotare il compromesso tra Hamas e l’Autorità Palestinese e per restaurare un governo indipendente di un indebolito Hamas sulla Strscia di Gaza. Il compromesso di Hamas doveva essere una risposta al blocco egiziano finalizzato a smantellare Hamas stesso. Il fallito attacco israeliano porterà ad una significativa apertura del confine tra Israele e la Striscia di Gaza laddove prima dell’attacco passa lo stretto necessario in una situazione sull’orlo di una catastrofe umanitaria. Quali che saranno i dettagli del cessate-il-fuoco e degli altri accordi, il fallimento del crudele attacco israeliano per impedire il lancio di razzi su Israele è un significativo “cambio di gioco”. Il fallito attacco su Gaza e il proseguimento della lotta popolare in Cisgiordania hanno rafforzato le pressioni internazionali per la fine dell’occupazione della Cisgiordania e del blocco della Striscia di Gaza.
Bil’in

Continua a leggere

Pubblicato in Blog, Internazionale | Lascia un commento

Mentre a Cremona si svolgeva il primo consiglio comunale della nuova amministrazione di centro sinistra, la sbirraglia portava a termine in via Fabio Filzi uno sgombero abitativo con l’uso della forza.
Una famiglia di 8 persone tra cui una donna incinta di 8 mesi veniva sbattuta in mezzo alla strada nonostante la dura resistenza dei militanti e delle famiglie del Comitato antisfratto.
Stessa procedura viene adottata il giorno successivo in Piazza Sant’Agostino nei confronti di un’altra famiglia di 4 persone di cui 2 minorenni.
Ancora una volta il problema abitativo viene affrontato come una questione di “ordine pubblico” e per garantire i diritti di spietati palazzinari vengono calpestati quelli dei più deboli, che vengono privati del diritto di vivere in una casa.
Come Federazione cremonese dei Comunisti Anarchici esprimiamo solidarietà a quanti, tra compagne/i e famiglie, hanno subito l’aggressione poliziesca, e condividendo il percorso di lotta per la casa e del diritto all’abitare saremo al fianco di chi combatte per garantire una casa e un reddito a tutte/i.

FdCA/Alternativa Libertaria – Federazione Cremonese

Pubblicato in Blog, Territorio | Lascia un commento

Palestina-Israele, settimane tumultuose inibiscono gli sforzi di Israele per scatenare una terza intifada in Cisgiordania*

mashriq / arabia / iraq | community struggles | news report Monday July 07, 2014 01:59 by Ilan S. – AAtW, ainfos Ahdut (Unity) ilan.shalif at gmail dot com Tel Aviv
La lotta unitaria a Bil’in, Ni’ilin, Ma’asara, Sheikh Jarah, Nabi Saleh, Qaddum, Colline Sud di  Hebron, Giaffa (Tel Aviv)
Proprio quando la pressione dell’Europa su Israele per un compromesso con il governo palestinese stava cogliendo il momento giusto favorito dal calo in atto delle esportazioni israeliane, Israele ha cercato di trarre vantaggio dal rapimento dei tre giovani coloni applicando i “piani nel cassetto” nel tentativo di incendiare una intifada armata. Quasi tre settimane di propaganda basata su menzogne (come se sapessero già della morte dei tre giovani) hanno inondato i media. Quando alla fine i corpi sono stati “trovati”, le bugie sono risultate per quello che erano e le intimidazioni per far accendere l’intifada hanno fallito l’obiettivo. I crescenti crimini di odio dell’estrema destra israeliana e l’uccisione di un giovane palestinese a Gerusalemme Est occupata hanno scatenato una dura reazione nella città e nelle zone palestinesi all’interno dei confini del 1948. La crudele intimidazione ai danni di un giovane palestino-americano – cugino del giovane ucciso- è stata filmata ed insieme al video di suo cugino rapito hanno contagiato la rabbia in tutto il mondo con manifestazioni di solidarietà.
Bil’in

Continua a leggere

Pubblicato in Blog, Internazionale | Lascia un commento

Ciao Mario! Chi ha compagni non morirà!

Che la terra ti sia lieve, compagno!

Con profondo cordogio pubblichiamo il saluto del CSA DORDONI al compagno Mario Bini.
FdCA/Alternativa Libertaria – Federazione Cremonese

Ciao Mario! Chi ha compagni non morirà!
on 04 Luglio 2014.
CHI HA COMPAGNI NON MORIRA’ !

mario

Questa mattina ci ha lasciato Mario Bini, storico compagno dell’Autonomia e del centro sociale Dordoni di Cremona.

Continua a leggere

Pubblicato in Blog, Territorio | Lascia un commento

Ho prenotato un seggio a Bruxelles

La globale crisi economico-finanziaria, giunta ormai al suo sesto anno consecutivo plasma e modella le elezioni europee e di rimando gli scenari nazionali.
Sul 25 maggio si sono concentrate e scaricate le tensioni, le aspirazioni e le barbarie che in ogni paese della UE sono state alimentate dai processi economici in corso. Così, le misure anti-proletarie di austerity (dal nodo scorsoio dei piani di salvataggio fino ai recenti fiscal compact e pareggio di bilancio) -appena mitigate dalla tardiva azione della BCE (taglio dei tassi, iniezioni di liquidità)- hanno dettato le campagne elettorali di partiti e movimenti euro-popolari ed euro-populisti, euro-post/socialdemocratici ed euro-neoriformisti, euro-scettici ed euro-nazisti, tutti alla ricerca di un posto al sole nel parlamento europeo, ancorchè vittime, consapevoli o meno, di un clamoroso equivoco.
Non è il parlamento europeo infatti a decidere le politiche economiche della UE, ma organismi quali la Commissione ed il Consiglio. La UE non funziona infatti come entità sovranazionale, ma come entità intergovernativa. Per cui, curiosamente, più che i seggi a Bruxelles, contano le coalizioni che -in ogni stato della UE- governano quel poco che il capitalismo globale ha lasciato nelle mani delle singole nazioni.
La bagarre si è dunque scatenata all’interno dei singoli stati con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti e che indicano direzioni obbligate all’interno delle compatibilità capitalistiche.
L’affermazione del PD in Italia, giunta alla fine di un quinquennio di faticosi aggiustamenti nel progetto originario, ne è la conferma eclatante.
Se possiamo accogliere con qualche sospiro la mancata affermazione di una destra europea razzista, omofoba e neo-nazista, restiamo convinti che attualmente non saranno gli eletti nelle liste di Tsipras ad essere una spina nel fianco di Renzi, del PPE o del PSE, ma esattamente il contrario.
Va da sè che la democrazia rappresentativa, quale forma politica del capitalismo, non cessa di esercitare quell’attrazione fatale a cui non si sottraggono nemmeno i più acerrimi nemici dell’euro o i più duri contestatori delle politiche economiche subordinate alla dittatura del debito.
In questa situazione di grave attacco alle condizioni di vita dei lavoratori europei, si è dovuta registrare l’assenza e impraticabilità di un movimento europeo di opposizione dal basso, proletario e unito da interessi comuni anticapitalisti, con radici nei luoghi di lavoro e nei territori, in grado di esprimere propria rappresentanza al di fuori delle gabbie istituzionali.
Nostro compito era e rimane proprio questo: ricomporre le forze di opposizione: sia quelle sociali, conflittuali, ed anticapitalistiche quanto quelle politiche, a tendenza e vocazione comunista e libertaria.

Ooccore costruire in Europa e nei singoli Stati la possibilità di lottare per un’alternativa concreta e praticabile al dominio delle politiche di sfruttamento ed impoverimento delle classi lavoratrici, un’alternativa concreta alla politiche di arruolamento nella dimensione delle compatibilità europee.

Sia le reti anarchiche esistenti che le reti del sindacalismo conflittuale, rivoluzionario ed anarcosindacalista sono chiamate ad un impegno organizzativo e politico che sapppia trasformare astensionismo e radicalismo in un progetto rivoluzionario sociale globale per cambiare questa dimensione europea a somiglianza del capitalismo globale in uno spazio sociale europeo di solidarietà e di alternativa sociale che abbatta le disuguaglianze e le discriminazioni e promuova l’autogestione delle risorse e delle comunità federate.
Maggio 2014

Federazione dei Comunisti Anarchici

 

Pubblicato in A.L. Nazionale, Blog | Lascia un commento

Palestina-Israele: nell’uccisione a Beitunia, la lotta unitaria mostra una volta di più l’importanza della partecipazione degli israeliani.*

categorymashriq / arabia / iraq | community struggles | news report authorWednesday May 28, 2014 21:47author by Ilan S. – AAtW, ainfos Ahdut (Unity)author email ilan.shalif at gmail dot comauthor address Tel Aviv Segnalare questo messaggio alla redazione

Araqeeb, Bil’in, Beitunia, Ma’sarah, Nabi Saleh, Ni’lin, Qaddum, Sheikh Jarrah, Tel-Aviv/Jaffa

Molte obiezioni sono state sollevate sulla partecipazione di israeliani alla lotta non-armata nelle aree palestinesi occupate con la guerra del 1967. Alcuni, perlopiù palestinesi, la considerano come un contributo alla cosiddetta “normalizzazione”. Altri hanno sostenuto che gli attivisti israeliani dovrebbero fare la loro lotta all’interno della popolazione israeliana nei confini del 1948. Molti anarchici hanno sollevato riserve per il fatto che la lotta popolare palestinese sarebbe una sorta di capitalistica “lotta per l’indipendenza nazionale” per l’autodeterminazione dell’elite capitalistica palestinese a cui andrebbe il monopolio dell’opzione per lo sfruttamento delle masse lavoratrici palestinesi. Costoro ignorano semplicemente il fatto che la maggior parte dei palestinesi vuole una Palestina unita democratica e bi-nazionale e non vuole uno stato nazionale palestinese. Altri semplicemente non si fanno carico dell’obbligo a fungere da scudi umani salva-vite, dal momento che Israele vieta ufficialmente alle forze di stato di fare fuoco quando si suppone che ci siano degli israeliani tra i manifestanti. La lotta dei popoli indigeni contro le politiche colonialiste e contro la marginalizzazione non è la stessa cosa della lotta di una borghesia nazionale per “l’indipendenza nazionale” o per “l’autodeterminazione nazionale”.

!cid_part7_06010604_06080604@fdca

Continua a leggere

Pubblicato in Blog, Internazionale | Lascia un commento

E’ uscito il nuovo numero

Internazionale: L’anarchismo al tempo della guerra civile
Movimento: Periodo di crisi
Analisi: Oltre le elezioni
Lavoro: Miniere: Turchia, Afghanistan

 

Pubblicato in A.L. Nazionale, Blog | Lascia un commento

Perché non destinare il tuo 5×1000 ad

Per farlo, basta indicare nell’apposita riga del 730 o del modello UNICO il codice fiscale dell’associazione: 90015930416

Il ricavato sarà usato per sostenere progetti di editoria e solidarietà libertaria, anche internazionali

Pubblicato in Blog, Iniziative | Lascia un commento

australia asia worker links
aawl mini news

 
Continua a leggere

Pubblicato in Blog, Internazionale | Lascia un commento