Vita e opera dell’anarchico Omar Aziz…

mashrek / arabia / irak | lotte sul territorio | opinione / analisi Wednesday September 11, 2013 19:34 by Leila Shrooms – Tahrir – ICN

…e il suo impatto nell’autorganizzazione della rivoluzione in Siria

Omar Aziz nacque a Damasco. Rientrò in Siria dal suo esilio in Arabia Saudita e negli Stati Uniti nei primi giorni della rivoluzione siriana. Intellettuale, economista, anarchico, marito e padre, all’età di 63 anni si è impegnato nella lotta rivoluzionaria. Lavorò con attivisti locali per raccogliere e distribuire aiuti umanitari nei sobborghi di Damasco, posti sotto assedio dal regime. Attraverso scritti ed attività ha promosso l’autogoverno locale, l’organizzazione orizzontale, la cooperazione, la solidarietà e il mutuo sostegno, quali mezzi attraverso i quali le persone possono liberarsi dalla tirannia dello Stato. Insieme con i suoi compagni, Aziz fondò il primo Consiglio Locale a Barzeh, Damasco. L’esempio si è poi diffuso attraverso la Siria e con esso sono nati alcuni dei più promettenti e duraturi esempi di autorganizzazione non gerarchica nei paesi della Primavera araba. [Ελληνικά]

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Omar Aziz (1949-2013)


Vita e opera dell’anarchico Omar Aziz (1949-2013) e il suo impatto nell’autorganizzazione della rivoluzione in Siria

Omar Aziz (affettuosamente soprannominato Abu Kamal dai suoi amici) nacque a Damasco. Rientrò in Siria dal suo esilio in Arabia Saudita e negli Stati Uniti nei primi giorni della rivoluzione siriana. Intellettuale, economista, anarchico, marito e padre, all’età di 63 anni si è impegnato nella lotta rivoluzionaria. Lavorò con attivisti locali per raccogliere e distribuire aiuti umanitari nei sobborghi di Damasco, posti sotto assedio dal regime. Attraverso scritti ed attività ha promosso l’autogoverno locale, l’organizzazione orizzontale, la cooperazione, la solidarietà e il mutuo sostegno, quali mezzi attraverso i quali le persone possono liberarsi dalla tirannia dello Stato. Insieme con i suoi compagni, Aziz fondò il primo Consiglio Locale a Barzeh, Damasco. L’esempio si è poi diffuso attraverso la Siria e con esso sono nati alcuni dei più promettenti e duraturi esempi di autorganizzazione non gerarchica nei paesi della Primavera araba.

Nel suo elogio a Omar Aziz, Budour Hassan scrive che lui “non indossava una maschera di V for Vendetta, né formava blocchi neri (Black Bloc). Egli non era ossessionato dal concedere interviste alla stampa … in un momento in cui la maggior parte degli anti-imperialisti si lamentavano per il crollo dello Stato siriano ed il “furto” di una rivoluzione che non hanno mai sostenuto, Aziz e i suoi compagni proseguivano instancabilmente verso la libertà incondizionata da tutte le forme di dispotismo ed egemonia dello Stato.” [1]

Aziz trovò incoraggiamento dall’ondata rivoluzionaria che colpì il paese e sostenne che “le manifestazioni avevano il potere di rompere il dominio del potere assoluto”. [2] Però egli notò la mancanza di sinergia tra l’attività rivoluzionaria e la vita quotidiana della gente. Secondo Aziz non aveva alcun senso partecipare a manifestazioni che chiedevano la caduta del regime, mentre ancora si viveva nelle rigide e autoritarie strutture imposte dallo Stato. Egli descrisse questa incoerenza come una sovrapposizione di due epoche in Siria, “l’era del potere” che “controlla ancora le attività quotidiane” e “il tempo della Rivoluzione” che appartiene agli attivisti che lavorano per rovesciare il regime.[3] Aziz credeva che per la continuità e la vittoria della rivoluzione, l’attività rivoluzionaria dovesse permeare ogni aspetto della vita della gente. Ha sostenuto cambiamenti radicali nell’organizzazione sociale per sfidare le fondamenta di un sistema basato su dominio e oppressione.

Aziz osservò molti esempi positivi in giro. Incoraggiò le numerose iniziative emerse in tutto il paese, compresi i servizi di emergenza medica e i legali volontari, la conversione di case in ospedali e la distribuzione di cesti alimentari. Apprezzava in tali atti “lo spirito di resistenza del popolo siriano alla brutalità del sistema, all’assassinio e distruzione sistematica della comunità.[4] L’idea di Omar era quella di diffondere queste pratiche e credeva che il modo per raggiungere questo obiettivo fosse l’istituzione di Consigli Locali. Nell’ottavo mese della rivoluzione siriana, quando manifestazioni di massa contro il regime proseguivano in gran parte pacificamente, Omar Aziz ha pubblicato un documento di riflessione sui Consigli Locali in Siria, dove ha esplicitato la sua idea.

Nella visione di Aziz, il Consiglio Locale era il luogo in cui le persone di differenti culture e strati sociali potrebbero lavorare insieme per raggiungere tre obiettivi principali: controllare la propria vita indipendentemente da istituzioni e organi dello Stato, creare uno spazio che consentisse la collaborazione collettiva tra le persone e attivare la rivoluzione sociale a livello locale, regionale e nazionale.

Nel suo scritto Aziz spiega quelle che dovrebbero essere le maggiori preoccupazioni dei Consigli Locali:

  • Promozione della solidarietà      civile ed umana      attraverso il miglioramento delle condizioni di vita, in particolare      fornendo una casa sicura per gli sfollati; fornendo assistenza psicologica      e materiale alle famiglie dei feriti e detenuti; fornendo medicine e cibo;      garantendo la continuità dei servizi educativi; e sostenendo e coordinando      le attività dei media. Aziz sosteneva che tali atti dovrebbero essere      volontari e non una sostituzione delle reti di sostegno alle famiglie.      Riteneva che alle persone sarebbe stato necessario del tempo per sentirsi      a proprio agio al di fuori della fornitura dei servizi statali e regolare      il loro comportamento sociale per diventare più cooperativi. Aziz credeva      che il ruolo dei consigli dovesse essere minimo, consentendo così lo      sviluppo di iniziative comunitarie uniche.
  • Promozione della cooperazione, inclusa la costruzione di      azioni e iniziative locali e la promozione di innovazioni e di invenzioni,      che secondo Aziz si erano deteriorate durante mezzo secolo di tirannia. Il      consiglio locale sarebbe un luogo dove alla gente sarebbe consentito      affrontare i problemi della vita quotidiana. Il consiglio locale      sosterrebbe la cooperazione dei suoi membri e permetterebbe così la      progettazione di soluzioni adeguate ad affrontare i problemi, comprese le      questioni legate alle infrastrutture, l’armonia sociale e il commercio,      nonché le questioni che richiedono soluzioni esterne alla comunità locale.      Aziz ha creduto anche in un suo ruolo chiave come difesa del territorio      nelle aree rurali sottoposte all’esproprio e all’acquisizione da parte      dello Stato. Egli ha rifiutato l’esproprio del territorio urbano e      l’emarginazione e il trasferimento delle comunità rurali, che considerava      un metodo utilizzato dal regime per rafforzare la sua politica di dominio      ed esclusione razziale. Aziz riteneva necessario garantire l’accesso alla      terra per soddisfare le esigenze vitali e si appellò alla riscoperta dei      beni comuni. Era realistico ma ottimista. Osservò che è ” chiaro che      tali eventi si svolgono in luoghi sicuri o aree libere dal potere. Ma è      possibile valutare la situazione di zona in zona e determinare ciò che può      essere ottenuto.”. Aziz optò per creare collegamenti orizzontali tra      i consigli per sviluppare legami e interdipendenze tra le diverse regioni.
  • Relazione con l’Esercito Siriano      Libero (ESL) e correlazione tra protezione e difesa della comunità e      continuità della rivoluzione. Aziz credeva che fosse necessaria la coordinazione      tra il potere popolare civile e la resistenza popolare armata. Egli      credeva che il ruolo della ESL fosse quello di garantire la sicurezza e la      difesa della comunità, in particolare durante le manifestazioni, sostenere      linee di comunicazione sicure tra le regioni e fornire protezione alla      gente del movimento, nonché il supporto logistico. Il ruolo del Consiglio      sarebbe quello di fornire vitto e alloggio per tutti i membri dell’ESL e      coordinarsi con esso riguardo a sicurezza e difesa strategica della      regione.
  • Composizione dei Consigli Locali      e della struttura organizzativa. Aziz ha individuato alcune sfide per la formazione di      molteplici consigli locali. Il primo era il regime stesso, che più volte      ha assaltato città e villaggi per paralizzare il movimento, isolando le      persone e prevenire la loro cooperazione. Aziz ha sostenuto che per      rispondere a questi assalti i meccanismi di resistenza dovevano rimanere      flessibili e innovarsi. I consigli dovrebbero essere in grado di crescere      o diminuire in relazione alle necessità e adattarsi ai rapporti di forza      in campo. Credeva che questa flessibilità fosse essenziale affinché il      desiderio di libertà della comunità potesse essere realizzato. Ugualmente      vedeva come sfida quella di incoraggiare le persone ad attuare un nuovo      modo di vita e di relazioni sociali ancora sconosciute. Anche la fornitura      di servizi dovevano essere mantenuti ed era necessario trovare un modo per      ottenere fonti di energia indipendenti per affrontare i blackout, nonché      sostenere lo sviluppo di attività economiche e sociali. Per questo motivo      pensò che i Consigli Locali dovrebbero includere lavoratori sociali e      persone con esperienza in ambito sociale, organizzativo e tecnico      rispettose delle persone e in grado di trovare il desiderio di lavorare      volontariamente. Per Aziz la struttura organizzativa del consiglio locale      è un processo che inizia con il minimo necessario e dovrebbe poi evolvere      in funzione del livello di trasformazione raggiunto dalla rivoluzione,      l’equilibrio del potere nell’area in questione e il rapporto con quelle      limitrofe. Ha incoraggiato le amministrazioni locali a condividere      conoscenze, imparare dall’esperienza di altri consigli e coordinarsi      regionalmente.
  • Il ruolo del Consiglio Nazionale è dare legittimità      all’iniziativa e guadagnarsi l’accettazione degli attivisti. L’obiettivo      della sua nascita dovrebbe essere quello di svolgere il lavoro necessario      e far fronte alle spese che non sarebbe possibile coprire a livello      regionale. Il Consiglio nazionale faciliterebbe il coordinamento tra      regioni per trovare un terreno comune e favorire una più stretta      interdipendenza. [5]

L’opera di Omar Aziz ha avuto un forte impatto sulle organizzazioni rivoluzionarie in Siria. Mentre la corrente principale dell’opposizione politica negli ultimi due anni non è stata in grado di ottenere risultati, il movimento di opposizione di base è rimasto dinamico e innovatore imbevendosi dello spirito anarchico. La caratteristica dell’opposizione popolare sono i giovani, soprattutto della classe bassa e media, nella quale donne e diversi gruppi etnici e religiosi svolgono ruoli attivi (vedi qui e qui). Molti di questi attivisti non sono ancora affiliati ad alcuna delle tradizionali ideologie politiche, ma sono motivati dal desiderio di libertà, dignità e rispetto dei diritti umani fondamentali. L’obiettivo principale rimane quello di rovesciare il regime, più che sviluppare grandi proposte per il futuro della Siria.

La principale forma di organizzazione rivoluzionaria è stato lo sviluppo dei tansiqiyyat (Comitati di coordinazione locali n.d.r); centinaia di comitati territoriali sono stati istituiti nei quartieri e nelle città di tutto il paese. In essi, gli attivisti rivoluzionari si impegnano in molteplici attività, dal documentare e denunciare violazioni a carico dal regime (e sempre più anche dai membri dell’opposizione) e organizzare campagne di protesta e disobbedienza civile (come ad esempio scioperi o rifiuto pagamento delle imposte) e di ottenere e fornire aiuti umanitari alle regioni sotto assedio o bombardamento.

Non esiste un unico modello, ma di solito collaborano in un’organizzazione orizzontale, senza leader, formata da tutti i settori della società. Sono stati i pilastri del movimento rivoluzionario creando solidarietà tra le persone, un senso di comunità e di azione collettiva. Qui si possono vedere gli sforzi a Yabroud (un sobborgo di Damasco) per organizzarsi senza Stato. Alcuni comitati locali hanno eletto rappresentanti come a Kafrandel Idlib, dove un comitato di rappresentanti eletti ha creato una propria costituzione (vedi qui). I giovani attivisti di Kafrandel mantengono il movimento di protesta vivo e hanno raggiunto una fama mondiale per l’uso del colore e di manifesti satirici durante le manifestazioni settimanali (vedi qui). Partecipano inoltre ad attività civiche, come prestare supporto psico-sociale a bambini e gruppi di sostegno per adulti in cui discutere di questioni come la disobbedienza civile e la resistenza pacifica.

Nelle città e nei distretti sono stati istituiti consigli rivoluzionari denominati majlis thawar. Sono di solito la principale struttura amministrativa nelle aree liberate dallo Stato e anche in alcune zone che rimangono sotto il controllo statale. [6] Garantiscono la fornitura di servizi di base, coordinano le attività dei comitati locali e a contemporaneamente stanno con la resistenza armata popolare. Indubbiamente, mentre la prestazione di servizi statali è scomparsa da alcune regioni e la situazione umanitaria è peggiorata, hanno svolto un ruolo sempre più vitale. Non c’è nessun modello per i Consigli Locali, ma seguono un qualche esempio democratico rappresentativo. Alcuni hanno istituito diversi servizi amministrativi volti ad assumere funzioni precedentemente appartenute allo Stato. Alcuni hanno avuto più successo e inclusività di altri che hanno avuto problemi per sconfiggere la burocrazia del vecchio regime o hanno sofferto lotte intestine.[7]

Quantunque la maggior parte delle attività sia locale, ci sono stati diversi gruppi di coordinamento a livello regionale e nazionale. Esempi sono i Comitati Locali di Coordinamento (CCL), Comitati d’azione nazionali (CAN), la Federazione dei Comitati di Coordinamento della Rivoluzione Siriana (FCC) e la Commissione Generale della Rivoluzione Siriana (CGRS). Nessuno di questi rappresenta la totalità dei comitati e Consigli Locali e hanno diverse strutture organizzative e diversi livelli di relazione o rifiuto con l’opposizione politica tradizionale. Qui c’è una mappa interattiva che mostra i comitati e consigli che coordinano le azioni, così come la crescita di molte altre iniziative civili in un paese in cui tali attività sono state brutalmente represse.

Una delle maggiori minacce è stata non solo la persecuzione di attivisti da parte del regime, la mancanza di risorse, gli attacchi da parte dello Stato in aree civili e crescente deterioramento delle condizioni umanitarie e di sicurezza. Alcuni consigli locali sono stati degenerati dalle forze reazionarie e controrivoluzionarie. Per esempio, ad Al-Raqqa gruppi ribelli non locali vicini ai salafiti/takfiristi sono riusciti ad ottenere il controllo del Consiglio Locale. Nei loro tentativi di imporre una visione islamica aliena dalla maggior parte del mondo, la gente di Raqqa ha organizzato una protesta contro di loro. In questo video del giugno 2013 le persone manifestano contro gli arresti dei propri familiari da parte di Jabhat Al-Nusra. Le donne urlano: “Che vergogna! Ci hanno tradito nel nome dell’Islam!”. Durante il mese di agosto dello stesso anno gli abitanti di Al-Raqqa si sono mobilitati quasi quotidianamente contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (ESIL, un gruppo qaedista n.d.r) per chiedere la liberazione di centinaia di persone arrestate, sequestrate o scomparse. Nel frattempo, ad Aleppo rivoluzionari hanno lanciato la campagna “Adesso Basta”, pretendendo la fine degli abusi da parte dei ribelli e incoraggiando il senso di responsabilità. La precedente manifestazione di giugno ha avuto luogo contro la Corte islamica dopo l’omicidio di un bambino con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto. La gente di questo video chiede che gli assassini siano assicurati alla giustizia, dicendo: “Il Comitato islamico si è convertito nell’Airf Force!” (Il ramo militare più brutale del regime di Assad). Ad Idlib la gente ha manifestato contro il Comitato islamico, in questo video rivelano di essere “contro il regime, contro gli omicidi estremisti, contro l’oppressione” e chiedono il ritorno degli avvocati professionisti (una magistratura indipendente) in tribunale (al posto della giuria religiosa).

Omar Aziz non sopravvisse per poter vedere quelle possono sembrare sfide insormontabili che lastricano la rivoluzione siriana, né il successo o il fallimento degli esperimenti di autogestione. Il 20 novembre 2012 è stato arrestato a casa sua dal Mukhabarat (i servizi segreti, molta paura). Poco prima del suo arresto disse: “Noi non siamo meno dei lavoratori della Comune di Parigi: loro hanno resistito per 70 giorni e noi siamo ancora qui, dopo un anno e mezzo” [8] Aziz fu detenuto in una cella del servizio di intelligence di 4 metri per 4 che condivideva con altre 85 persone. Ciò contribuisse al deterioramento della sua già fragile salute. Successivamente fu trasferito nella prigione di Adra, dove morì per complicazioni cardiache, nel febbraio 2013, un giorno prima del suo 64° compleanno.

Forse il nome di Omar Aziz non è molto conosciuto, ma merita un riconoscimento come protagonista contemporaneo nello sviluppo del pensiero e della pratica anarchica. Gli esperimenti nelle organizzazioni rivoluzionarie di base fornirono informazioni e lezioni per le organizzazioni anarchiche e le rivoluzioni future di tutto il mondo.

Note:

1. Budour Hassan, “Omar Aziz: Rest in Power”, 20 Febbraio 2013
2. Aziz, “A discussion paper on Local Councils” (in arabo)
3. Ibid.
4. Ibid.
5. Ibid.
6. Per una relazione sui Consigli locali, vedi Ghayath Naisse, “Self organization in the Syrian people’s revolution”.
7. Ibid.
8. Via @Darth Nader

Articolo pubblicato in inglese da tahriricn.wordpress.com e tradotto anche in spagnolo da alasbarricadas.org. Traduzione italiano di Marco.

Link esterno: https://tahriricn.wordpress.com

 

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