L’occupazione della Kazova e’ uno sei simboli delle proteste di Gezi Park. La Özgür Kazova (Kazova Libera) sta lottando per sopravvivere, e trasformarsi in una nuova esperienza di lavoro autonomo e insubordinato, economia solidale, e riformulazione dei rapporti di produzione e vendita in un settore – quello tessile – che, essendo il cuore dell’economia turca, e’ anche al centro del sistema di sfruttamento e di concentrazione di capitali e repressione.
Originariamente la Kazova era stata, per più’ di sessant’anni, una fabbrica di maglioni di lusso in lana vergine e cotone . Ogni giorno vi si producevano più’ di mille maglioni da vendere a una media di 150 euro l’uno, da operai che venivano pagati al mese fra i 400 e i 450 euro.
Quando nella primavera 2013 il padrone ha deciso di chiudere la fabbrica senza preoccuparsi troppo della sorte dei propri lavoratori, gli operai hanno fatto quello che tutti vorremmo avere il coraggio di fare: si sono ribellati insieme. Alcuni erano entrati in fabbrica a 15-16 anni e avevano passato una vita a filare per dodici ore al giorno; alcuni non avevano mai avuto nessun tipo di esperienza o interesse politico; alcuni sono diventati amici inseparabili durante la resistenza. Dopo mesi di picchettaggi, tende davanti alla fabbrica per impedire al padrone di portarsi via le macchine filatrici, repressione della polizia, feste solidali e concerti in strada con i forum nati dall’occupazione di Gezi Park, appelli e mediazioni, alla fine un gruppo di operai ha fatto irruzione dentro la fabbrica, sfondando le porte e riappropriandosi di alcune delle macchine.
Dopo due anni di vicissitudini, riparazione delle macchine, incertezze e soprattutto l’impossibilita’ di sbarcare il lunario e sfamare la famiglia per ben due anni, alcuni degli operai resistono ancora. Hanno riparato le macchine occupate, aperto un nuovo fondo, e con l’aiuto di amici di quartiere e attivisti dei forum e delle case occupate (chi aiuta a cucire, chi a riorganizzare la fabbrica, chi a trovare fornitori, chi con i modelli) hanno riavviato la produzione mentre si aspetta di scoprire la sorte dei macchinari. Si discute con chiunque voglia prender parte alle riunioni, si coinvolgono le fabbriche intorno, si cercano sistemi per rendere aperti i processi economici (per esempio, con l’introduzione di un sistema di accounting accessibile on-line da tutti, che sarebbe il prossimo passo), si instaurano rapporti con le fabbriche occupate e le cooperative dal basso all’estero, si confrontano le esperienze.
La nuova fabbrica, un po’ improvvisata e caotica, si può’ vedere qui:
E’ stato uno sforzo incredibile ma se dovesse funzionare, il messaggio per milioni di lavoratori del tessile in Turchia sarebbe sovversivo – che ribellarsi insieme conviene più’ che farsi sfruttare. Anche quando a farlo e’ chi viene dai quartieri più’ poveri di Istanbul, ha tre figli e una famiglia senza introiti da due anni, e nessuna esperienza di autogestione.
Grazie del supporto, e viva il lavoro libero!
Se desideri sostenere la Kazova acquistando i loro maglioni, contattaci al nostro indirizzo mail: FdCA-Cremonese@tracciabi.li
Video sottotitolato : https://vimeo.com/119827187
Articolo su “Il Manifesto” del 5 giugno 2015: Il sogno realizzato degli operai, una cooperativa del tessile a Istanbul
Radio-intervista : http://www.radiocora.it/post?pst=6253&cat=podcast