Enrico Bonini

* Cremona, 1884
† Cremona, 1968
*

Di certo una delle figure più rappresentative, nel panorama cremonese, di compagno e militante sindacale. Di origini proletarie e appartenente inizialmente alla locale area socialista nella sua componente rivoluzionaria, agli inizi del Novecento maturava ideali anarchici. Ciò avveniva in coincidenza con le prima lotte per il salario (nel frattempo era entrato in ferrovia, lavorando per un certo periodo anche a Milano) e la frattura generatasi all’interno della Camera del Lavoro cremonese, che condusse lui e altri lavoratori all’adesione all’Unione Sindacale Italiana e all’espressione milanese di quest’ultima (a differenza del versante casalasco del territorio cremonese, per il quale il riferimento principale fu sempre la Camera del Lavoro di Parma). Fin da subito Bonini è sottoposto a un regime assai stretto di vigilanza da parte delle autorità («“È stato Bonini”. Era sempre stato Bonini»). Partecipe al movimento creatosi in occasione della Settimana Rossa, è lui stesso, nelle sue note autobiografiche, a ridimensionarne il portato per ciò che riguarda la realtà cremonese. Ha contatti diretti con Armando Borghi. Per lavoro si trasferisce al sud, in Puglia (molte, le piazze toccate: Bari, Taranto, Lecce, Cerignola, Brindisi…), e anche là si attiva e fonda il Sindacato ferrovieri, inesistente fino a quel momento. Ritorna in zona sul crinale degli anni ’10. Le parole del compagno riferite a figure di altre aree politiche, ad esempio quelle usate per Tarquinio Pozzoli (1896-1927), primo sindaco comunista di Cremona (1920-1921), figura circondata da un’aura ieratica, ammirato da amici, compagni, avversari e persino… da qualche nemico (questo in ragione della sua “cifra” morale e della sua onestà e mitezza di apostolo comunista), ne attestano la grande apertura e disponibilità a confronto e collaborazione. Fin dalle primissime avvisaglie dell’imminente avvento dittatoriale, Bonini subisce arresti, rappresaglie, minacce (il tutto culminerà in un violentissimo pestaggio a opera dei locali squadristi, in centro a Cremona, e alla presenza del proprio figlio). Nel 1923 è licenziato, come altri, «per ordine del Ministero». Si riconverte, dal punto di vista lavorativo, attraverso l’arte del ferro battuto, ripartendo da Milano. Ha contatti diretti con Errico Malatesta (e compie un tentativo, infruttuoso, di portarlo a Cremona), ma anche con Luigi Molinari, Gori, Castrucci e il gussolese Comaschi.
Nell’agosto 1925, un altro terribile agguato fascista: «È gravemente ferito a bastonate dai Fascisti, a Cremona, l’anarchico Bonini». A. Borghi, a cura di, Un trentennio di attività anarchica (1914-1945), Cesena, Edizioni L’Antistato, 1953, p. 82.
Il 25 Aprile lo vede coinvolto e lo trova criticamente lucido nell’analisi della situazione del momento e dei prodromi di rinnovate forme di sfruttamento e mantenimento dello status quo di cui è carica.
Di lui è stato scritto: «Egli volge verso il concreto, verso l’organizzazione rivoluzionaria, nel dualismo gruppo politico-sindacato»; «Ci si trova d’improvviso di fronte, con Bonini, al militante di minoranza estrema, che lotta per il programma più vasto»; «Il suo è anarchismo concreto, convinto [dentro l’Organizzazione di Massa, egli si batterà sempre per la totale autonomia di questa, rispetto alle forze politiche e alle ideologie, ndr]; il suo antifascismo è di qualcuno in lotta contro il capitale, contro la classe borghese e l’autorità».

* Si è consultato Il ferroviere, bollettino di informazione del S.F.I. di Cremona. Ne sono usciti tre numeri (in forma di ciclostilato), come supplemento al Riscatto del Lavoro, giornale della Camera del Lavoro di Cremona e provincia.
Nel numero 1 (giugno 1967), in sommario, si ricorda la celebrazione del 60° di fondazione S.F.I. e nel pezzo relativo, in ultima, si anticipa, accanto ad altre iniziative, «l’uscita di un numero speciale della “Tribuna”, che tratterà i momenti salienti dell’attività del Sindacato dalla sua nascita ad oggi».
Nel numero 3 (marzo 1968), si annuncia la scomparsa di Bonini, così.
«È MORTO IL COMPAGNO ENRICO BONINI!
Nella notte tra il 13 e il 14 febbraio c.a., è morto il compagno Enrico Bonini, operaio in pensione dell’Ufficio F.S. di Cremona, classe 1884.
Enrico Bonini era entrato nelle F.S. nei primi anni del secolo ed è stato uno dei protagonisti della creazione del SFI, come Sindacato autonomo avverso al riformismo. Aderente alla corrente anarchica, amico personale di Castrucci, ha cominciato a subire, ancor prima del periodo fascista, la pressione dell’Amministrazione che lo trasferì a Lecce, dove contribuì a fondare il SFI, e dove non smise di condurre una vivace propaganda politica a favore delle classi lavoratrici, e contro la guerra, prima di Libia e poi mondiale.
Soltanto nel 1919 è riuscito a tornare nel Compartimento di Milano e a riprendere il suo posto di lavoro a Cremona, dove il SFI si trovava alla avanguardia nella difesa dall’assalto fascista. Eletto Segretario del SFI partecipa a tutte le grandi lotte del primo dopoguerra contro l’uso delle FS, da parte del Governo a fini di offesa nei confronti della giovane Russia dei Soviet (i cannoni destinati in Polonia rimasero fermi sui carri per mesi, finché non vennero ritirati); allo sciopero per l’assassinio di Spartaco Lavagnini, ai comizi pro-Russia, all’agitazione dell’Alleanza del Lavoro.
Venne diverse volte bastonato crudelmente dai fascisti, che particolarmente in ferrovia erano sostenuti dall’ex capostazione Farinacci, e venne licenziato con altri tra i migliori militanti a seguito della legge Torre, nel 1923. Ma la persecuzione nei suoi confronti non era cessata; come ad altri, si cercava di rendergli la vita impossibile, di isolarlo completamente. Reagì riprendendo la sua vecchia arte del ferro battuto, che gli consentì di vivere in maniera indipendente, e per la quale ottenne notevoli riconoscimenti nella sua città e in diverse esposizioni nazionali.
Nonostante la sorveglianza cui era di continuo sottoposto, contribuì alla resistenza antifascista in vario modo, finché venne reintegrato nelle F.S. dopo il 1945.
Egli rimane una delle figure più audaci e pure del movimento operaio cremonese.
I ferrovieri e il Direttivo del S.F.I. di Cremona ricordano con affetto il caro scomparso e partecipano al lutto della famiglia, sicuri che la sua fulgida figura e il suo operato siano di esempio per tutti noi, in difesa dei diritti della classe operaia».

Fonti:
D. Montaldi, Militanti politici di base, Torino, Einaudi, 1972².
Il ferroviere, bollettino S.F.I. di Cremona, 1, 1967.
Il ferroviere, bollettino S.F.I. di Cremona, 3, 1968.

Bibliografia:
E. Zanoni, M. Bardelli, G. Chiappani, R. Antoniazzi, Ottant’anni di lotte del movimento sindacale cremonese (1893-1973), Cremona, CGIL-Camera Confederale del Lavoro Cremona, 1974.
F. Giulietti, Storia degli anarchici italiani in età giolittiana, Milano, FrancoAngeli, 2012.

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