LA MONTAGNA E IL TOPOLINO

Sullo sciopero CGIL-CISL-UIL del 15 novembre

Semplice liquidare l’indizione di quattro ore di sciopero, in una
situazione come quella attuale, con poche righe di commento comprensivo
della dovuta dose di ironia e di roboanti accuse al perpetuarsi del
tradimento sindacale e in particolare di marca CGIL.
Semplice e corretto da un punto di vista di analisi ma servirebbe a ben
poco e non sposterebbe alcunchè.
Lo sciopero ben inteso non serve a nulla, è sbagliato nei tempi, nella
sua organizzazione ma soprattutto nei suoi contenuti, non è inserito in
un qualsivoglia progetto sindacale e quindi non avrà alcuna continuità
logica come, data la situazione, qualsiasi azione sindacale a maggior
ragione se di carattere generale
dovrebbe avere. Per di più, con la scusa di rincorrere, o nascondersi
dietro, una parvenza di unità sindacale ormai inesistente non solo pare
riguardare solo la legge di stabilità a fronte del dramma che vive un
numero sempre maggiore di proletari, ma azzoppa di fatto (basta pensare
alla mancata estensione all’intero turno per i dipendenti pubblici)
qualunque reale possibilità di partecipazione non solo simbolica di
delegati e funzionari.
Uno sciopero simbolico, quindi, nella più generosa delle
interpretazioni, contro una legge di stabilità che come al solito
insiste nel taglieggiare i soliti noti, i lavoratori dipendenti, nella
speranza che l’unico interlocutore di riferimento, il parlamento , si
impietosisca e ascolti i sindacati. La stessa squallida logica che ha
portato alla capitolazione nel capitolo precedente, dove abbiamo perso
senza battere ciglio le battaglie e sulle pensioni, sul mercato del
lavoro, art.18.
Eppure sappiamo che nonostante il disagio dei lavoratori e dei delegati
a questo sciopero e alle manifestazioni, parteciperanno decine di
migliaia di lavoratori e pensionati, disposti ad accontentarsi almeno di
questo, con cui avere a che fare per sostenere e costruire iniziative
che partano dai territori e si estendano a livello generale, che abbiano
come punti immediati il blocco dei licenziamenti, il finanziamento degli
ammortizzatori sociali estendendoli a tutti i lavoratori in difficoltà,
la battaglia contro la precarietà, la
riduzione del prelievo fiscale a carico dei lavoratori, i diritti
fondamentali (casa, salute, trasporti), i punti essenziali per impostare
immediatamente una battaglia condivisa e credibile.

Commissione Sindacale FdCA – 12/11/2013
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