“Se li cercherai lungo le calate dei vecchi moli…”

 

382417_609132045772700_1497247959_n[1]Don Andrea Gallo era un prete ma ha saputo essere un compagno di strada molto più convincente di altri ideologicamente più prossimi a noi. Alcune volte ha saputo essere più avanti di noi, altre volte – anche recentemente – non ne abbiamo condiviso le posizioni politiche.

Sempre gli abbiamo riconosciuto una grande umanità, la capacità di non fermarsi mai al semplice ascolto ma di cercare soluzioni al problema di chi aveva di fronte, di chiunque avesse di fronte.

Un prete che non si è mai limitato ad ascoltare e nemmeno a parlare.

Parlava tanto, è vero, come fece dal palco quella volta alla nostra festa – la I Festa Nazionale di Alternativa Libertaria che si tenne a Genova nel 2001, un mese prima del tragico G8 – ma faceva anche e soprattutto tanti fatti.

Lo sanno bene le centinaia di ragazzi tossicodipendenti a cui Don Gallo ha offerto un rifugio sicuro, il riscatto del lavoro utile, una nuova vita; lo sanno le prostitute, i travestiti, i carcerati, che Don Gallo non ha mai giudicato ma sempre aiutato, spesso mettendosi in conflitto con la sua stessa Chiesa; lo sanno i migranti, i lavoratori, gli sfruttati e tutti i soggetti deboli della società, che sono stati sempre in cima ai pensieri di questo uomo che non ha mai smesso un attimo di essere prete. Un prete che ha insegnato a noi laici, atei, agnostici – spesso con ragione prevenuti nei confronti del clero – che si può essere uomini liberi anche indossando una tonaca.

Quando lo vedemmo arrivare, quella sera alla nostra festa, fummo felici che avesse accettato il nostro invito. Non era scontato che venisse. Citò Malatesta e ci definì “angeli senza Dio”, con sincera ammirazione per la nostra storia e le nostre idee ma forse anche con un po’ di rammarico per non essere in grado di suscitare in noi quella fede che per lui era il motore della sua azione sociale.

Noi ricorderemo per sempre Don Gallo come partigiano, prete della strada, della Garaventa, come il prete che al G8 genovese si schierò di fronte ai celerini gridando: “ma allora? vogliamo massacrarli questi antifascisti o li lasciamo andare?.”

Noi ricorderemo Don Gallo semplicemente come un uomo giusto, onesto, buono e coraggioso. Non lo chiameremo “il prete rosso” né “il prete anarchico”, perché lui si sentiva, in fondo, semplicemente un prete.

Così per noi sarà sempre Don Gallo, il prete degli ultimi.

Da San Benedetto al Porto fino alle cascine del basso Piemonte, lo piangono le ragazze ed i ragazzi che lui andava a cercare “lungo le calate dei vecchi moli”, negli angoli bui dei caruggi, per strapparli ad un destino crudele e che da tempo ne hanno raccolto l’eredità, continuando la sua opera.

E lo piangiamo anche noi.382494_10201262170906376_2072856277_n[1]

Addio, Don.

24 maggio 2013

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
SEZ. N. MALARA – GENOVA

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