Sulle macerie della scuola pubblica provocate nel recente passato dai tagli di 8,5 miliardi di euro e di 150.000 posti voluti dal governo Berlusconi/Gelmini, si aggirano nuovi ministri e improbabili sottosegretari a promettere nuove risorse per un progetto culturale e formativo, le cui concrete politiche scolastiche appaiono chiaramente finalizzate alla accelerazione del processo di riconversione della scuola in una fucina di manodopera addestrata a rispondere ai bisogni di un mercato volatile che impone –grazie alla crisi- più aggressive pretese in quanto a “selezione”, meritocrazia e finanziamenti a questa finalizzati.
Tale processo che si sta svolgendo con grave pregiudizio per la libertà d’insegnamento, per il livello di preparazione degli studenti e per il confronto democratico, necessita di una gerarchia di poteri senza alcun contrappeso che ha nei Dirigenti e in strutture extra-contrattuali i centri realmente decisionali, in barba agli organismi collegiali, ormai costretti a meri luoghi di ratificazione di decisioni prese altrove, ed in dispregio delle rappresentanze sindacali di scuola, private ormai di reali poteri di contrattazione e di controllo sull’operato della controparte in materia di organico e di gestione dei fondi contrattuali.
Il blocco della contrattazione fino al 2014, il definanziamento delle risorse per il reddito (pagamento delle anzianità con il fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa), per l’edilizia e per l’assistenza hanno profondamente prostrato i lavoratori del settore, sempre più intimiditi dall’offensiva ministeriale e dalla insufficienza di risposta sindacale.
Ora ci sono alcuni segnali di reazione: lo sciopero delle ore aggiuntive indetto nel mese di marzo, ma soprattutto le iniziative di lotta delle/gli insegnanti precari/e previste per il 21 marzo e per l’11 aprile.
Come in ogni azienda, i lavoratori e le lavoratrici precari/e garantiscono da anni, a prezzo di immensi sacrifici, la tenuta strutturale del sistema scolastico.
Su di loro incombe un futuro pieno di insidie, tra cui annoverare l’ultima cosiddetta “sperimentazione”, a Milano e a Napoli, di cicli di scuola superiore della durata di soli 4 anni, preludio a ulteriori tagli. Nella giornata del 21 marzo, i precari chiederanno in massa le ferie (a loro non concesse e non pagate) e organizzeranno, in simultanea, iniziative di protesta a livello locale.
Per l’11 aprile, poi, è stato indetto uno sciopero dei precari della Scuola Pubblica, con manifestazione nazionale.
E’ auspicabile la convergenza sulla data dell’11 aprile dei sindacati del settore e delle associazioni di categoria, per una mobilitazione generale di tutti i lavoratori della scuola, coinvolgendo anche le associazioni dei genitori e degli studenti.
Si tratta di riprendere con determinazione una battaglia unitaria per
– L’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola, docenti e ATA, attraverso il rifinanziamento della scuola pubblica ed il ritiro dei tagli Gelmini; attraverso un sistema di reclutamento unitario e lo sblocco del turn-over; rifiutando la chiamata diretta da parte dei dirigenti, foriero di clientelismi e di “normalizzazione” ideologica;
– Il pagamento regolare degli stipendi, delle ferie non godute e degli scatti al personale precario e di ruolo
– Il ritiro delle confuse direttive sui Bisogni Educativi Speciali, volte a tagliare posti di sostegno, a detrimento del diritto allo studio dei disabili e dell’integrazione degli immigrati.
– La soppressione dei quiz INVALSI, che calpestano l’autonomia di valutazione dei docenti e costringono a rimodellare la didattica su esigenze esterne agli apprendimenti, pur di accedere a finanziamenti legati alla meritocrazia
– Il blocco del finanziamento alla scuola privata e “paritaria”
– Lo stanziamento di fondi per la messa in sicurezza delle scuole.
Unità.
Fano, 16 marzo 2014
86° Consiglio dei Delegati della FdCA