* Vicomoscano (CR), 02/03/1860
† Genova, 06/09/1937
Pietro Visioli nasce a Vicomoscano, frazione del Comune di Casalmaggiore, il 2 marzo 1860, da Giuseppe e Teresa Fassari.
Di questo «minatore», «emigrante», «anarchico» e infine, e definitivamente, «anarchico pericoloso», di questo «vecchio sovversivo vagabondo dedito vino che non ha parenti» [sic] (dall’informativa giudiziaria post mortem), si sono occupati con solerzia e profitto, allo scopo di vieppiù amareggiarne la vita, una vita segnata fin dagli esordi dall’estrema indigenza e isolamento: il Ministero dell’Interno italiano, le Prefetture di Cremona e di Genova, le autorità per la Pubblica Sicurezza locale nonché gli agenti di Polizia svizzeri, tedeschi, austriaci e francesi. All’elenco si aggiunga un congruo numero di tribunali, anche stranieri (per esempio quello di Nancy, in Francia, e di Edu Hoffen, in Austria), indagando, controllando, sorvegliando («con grande dispendio di energie»), vessando e sovente condannando e incarcerando (sempre, si badi, per brevi periodi, il che indurrebbe a riflettere sull’«insussistenza della gravità dei reati ascrittigli») questo proletario «forzatamente privo di voce».
Ciò fino all’epilogo, tragico, del 6 settembre 1937.
In tale data Pietro Visioli, «rintracciato al porto di Genova, dove di fronte a cittadini provenienti dall’Inghilterra aveva urlato “Viva il socialismo e viva il comunismo”» e tratto per l’ennesima volta in arresto, decideva, a settantasette anni, di porre fine alla propria esistenza.
Le forme di persecuzione messe in atto dal potere, i suoi strumenti, i suoi rappresentanti, gli uomini al suo servizio e il loro modo di condursi verso questo compagno (un isolato, forse un Individualista) nel dispiegarsi del periodo umbertino, durante l’età giolittiana e infine nel pieno degli “anni del consenso” del regime fascista, sono stati di tal cruda e pervicace ottusità e fatta, da non costituirsi, probabilmente, ai suoi occhi, in motivi di significativa differenza e distinzione.
Ignoriamo persino, a oggi, dove sia seppellito.
Per fortuna, di Visioli, anche altri s’è occupato. In un breve saggio dal titolo “Pietro Visioli. Un sognatore innocuo. Tragica storia di un anarchico casalese”, pubblicato su La Cronaca – Edizione di Cremona e provincia domenica 23 ottobre 2005, il professor Giorgio Lipreri, di Casalmaggiore, ricostruisce, in modo accurato quanto toccante, la parabola esistenziale, la vicenda politica e soprattutto umana del suo protagonista.