Oreste Paolo Caccia

* Rivarolo Del Re, 09/05/1854
† ?

Facchino. Figlio di Luigi e Bianchi Angela. Tutte le comunicazioni che lo riguardano, alternano la qualifica «sospetto anarchico» a quella tout court di «anarchico». Dal «Cenno biografico» che giunge più o meno a coprire il primo decennio del secolo pare di capire che la prima condanna subita dal Caccia, con sentenza del Pretore di Casalmaggiore del 18/12/1901, sia stata per «ubriachezza molesta e ripugnante» (20 giorni di arresti), subito seguita da nuova richiesta di arresto, in quanto «contravventore alla giudiziale ammonizione»; in realtà la prima condanna risale a circa 12 mesi prima ed è di natura decisamente più politica, come si dirà. Segue la condanna a «un anno di vigilanza speciale» (siamo nell’estate del 1902) e nella nota del «Cenno biografico», in data 20/06/1902, si legge che il «28 maggio si diede alla latitanza». Se ne invocano dunque rintraccio e arresto. È nella nota del 18/09 seguente che si chiarisce che il Caccia, adducendo la propria attività – facchino – quale ragione, aveva «Ottenuto il permesso di recarsi per ragione di lavoro a Gussola, non si presentò in quel Comune […]. È attivamente ricercato». La condanna, in contumacia, per «contravvenzione alla vigilanza», è emessa il 10/11/1902 dal Tribunale di Bozzolo.
Sono i RR. CC. di Carpaneto (PC) che lo arrestano nel novembre 1902. Sarà tradotto, a fine pena, a Casalmaggiore, il 24/12/1902, per «riassoggettarlo ai vincoli della vigilanza», si legge nella nota del 10/01/1903. Un nuovo arresto nel giorno 11/02/1903, da parte dei Carabinieri di Cingia de’ Botti. Seguono varie comunicazioni e aggiornamenti del «Cenno biografico», disseminate di nuove condanne («un anno e giorni 5 di arresti», «giorni 72 di reclusione» e ancora a «un anno di arresti e a un anno di vigilanza speciale») sostanzialmente, tutte, fino all’aggiornamento datato 02/12/1908, per «contravvenzione a» [si intende: vigilanza speciale, ammonizione ecc; ndr].
In uno dei numerosissimi «Cenni biografici», quello del 05/07/1904, si legge che il «sovversivo pregiudicato continua ad essere occupato in qualità di famiglio presso il fittavolo Rivetti Costante di Martignana Po». In una ricostruzione globale del Caccia, datata 26/10/1904, si rammenta che, contrariamente all’apparenza che non indurrebbe nessuno a pensarlo come soggetto in possesso di «tendenza all’anarchia», pure inneggiò al regicidio «gridando replicatamente “Viva Bresci”». Per questo fu arrestato (vedi sopra) «nel gennaio 1901 dall’Arma di Soragna».
Dello stesso anno la richiesta del Ministero dell’Interno di fornire notizie sul Caccia «allontanatosi per ignota direzione» e dalla Sotto-Prefettura di Casalmaggiore, in data 19/12/1904, si comunica risultare che negli ultimi giorni, precisamente dal 4 u.s., «è stato occupato in qualità di famiglio presso il fittabile Valenti Omobono, detto Pellegrini […]. Comune di Vho».
Il medesimo Ministero torna alla carica e da Roma, il 21/03/1905, si invita un po’ tutti (Prefetture, Questure e Giurisdizioni varie) a «voler riferire se sia stato rintracciato il sospetto anarchico».
Ed è in agosto, stesso anno, che dalla Sotto-Prefettura del Circondario di Casalmaggiore, in chiusura di nota, si scrive che «Inoltre corre, con qualche insistenza, la voce che il Caccia sia emigrato nelle Americhe».
Irriducibile, il Ministero dell’Interno, nel settembre 1906 vuole sapere «se e quale esito abbiano ottenuto le ulteriori disposte indagini per rintraccio dell’anarchico Caccia Oreste», ma dalle varie località si continua a non essere nelle condizioni di evadere l’interrogazione, pur cercando il coinvolgimento dei «propri parenti», fra le tante modalità esperite, e tutte fin qui infruttuose, come si dice, da Casalmaggiore, in data 18/07/1906.
Del 14/01/1907 è invece un’«Ordinanza per l’ammonizione degli oziosi e vagabondi», tagliata, pare, su misura per il Caccia, ed emessa nei confronti di questi dal Regio Tribunale Penale di Bozzolo (il suo “dispositivo” trabocca di esortazioni, ammonimenti, restrizioni, ingerenze nello stile di vita, prescrizioni quotidiane ecc).
Risale, infine. al novembre 1908, l’arresto del compagno da parte dell’Arma della Stazione di San Daniele Po e la sua traduzione in carcere a Casalmaggiore. E dai carabinieri di questa città è nuovamente tratto in arresto il 27 del mese successivo perché sorpreso «fuori dalla propria abitazione e in stato di ubriachezza». Una nuova condanna a «Mesi 2 e giorni 10 di reclusione», sempre per «contravvenzione alla vigilanza speciale», ne costituisce l’immediata conseguenza.
Scontata la pena, nel marzo 1909 se ne predispone «la dovuta vigilanza». Tra le prefetture attivate all’uopo, figura anche quella della Provincia di Parma.
In una comunicazione della Sotto-Prefettura di Casalmaggiore si dice «Consta poi che nel 1882 fu espulso dalla Francia». Si salta al 17/06/1923 quando da Casalmaggiore, oltre ad affermare che, del «girovago» Caccia, non si conosce la dimora, si conclude pure così: «Data la sua tarda età non è più da ritenersi pericoloso in linea politica».
Oltre 10 anni dopo, dal Ministero dell’Interno, in data 16/12/1934, allo scopo, come si legge in oggetto, di revisionare il Casellario Politico Centrale, si richiede adeguato aggiornamento della scheda biografica del «sovversivo in oggetto» (dove si trova, in oggetto, semplicemente «anarchico»). A tale sollecitazione, dai Carabinieri di Casalmaggiore, in data 17/01/1935, si risponde che «anarchico, da circa 30 anni, si è allontanato […]. A Nossa (Bergamo) risiede un di lui nipote, certo Caccia Pietro fu Alessandro, il quale, interrogato in proposito da quell’Arma ha dichiarato che suo zio è deceduto, però non è in grado di precisare la località e la data del decesso. Presso gli atti anagrafici del Comune di Rivarolo Del Re e i suoi registri dei morti non figura alcuna trascrizione». Ricevuta tale comunicazione, però, dal Ministero dell’Interno si replica così: «Questo Ministero non ritiene opportuno autorizzarne la radiazione dal novero dei sovversivi». La R. Questura di Cremona «prende atto». L’«anarchico» è oggetto di richiesta di informazioni nel ’37 e anni successivi fino al ’42 inoltrato.
L’intera documentazione si conclude con un paio di lapidarie comunicazioni. La prima, del 19/08/1947, proveniente dalla Tenenza dei Carabinieri di Casalmaggiore, e indirizzata alla Questura di Cremona, che così recita: «L’anarchico in oggetto emigrò in Francia da giovane e fece ritorno a Rivarolo Del Re, alcuni anni dopo. In Italia condusse una vita da girovago e sul suo conto mancano notizie da molti anni e si ginora [sic] se sia morto. In Rivarolo Del Re non ha parenti»; la seconda, del Ministero dell’Interno, del 13 settembre successivo in cui, in quattro righe, se ne comunica l’avvenuta radiazione dal CPC. [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.

Presente in:
ASC, CPC.