Luigi Ceresa

* Cremona (Duemiglia), 31/12/1882
† ?

Figlio di Alesssandro e Paola Micheli, residente ad Alessandria, cappellaio. L’apertura del fascicolo è costituita da una richiesta di informazioni proveniente dalla R. Questura di Alessandria (dove il Ceresa dimora, in Spalto (sic) Marengo, 36) e diretta alla Questura di Cremona, in data 20/08/1921, nella quale si afferma che «frequenta la compagnia di comunisti ed il 24 u.s. luglio fu sorpreso in un (sic) adunata di Arditi del popolo». Nella risposta (dello stesso giorno ma trasmessa in data 26 successivo) leggesi che «fino a 10 anni fa nulla ha dato a rimarcare […] simpatizzante al (sic) partito socialista […] non ha precedenti penali».
La qualifica delle note suddette è «sovversivo»; diventa «Socialista» a partire da una comunicazione, sempre della R. Questura di Alessandria, del 13/07/1923, nella quale si trova il medesimo recapito e che «conserva le sue idee politiche e famigliarizza (sic) con anarchici che frequentano il Circolo (QUADRO) nel quale la di lui moglie fa da dispensiera di vino».
Diventa, infine, «Anarchico» nella nota di stessa provenienza del 22/01/1926, che recita: «L’anarchico succitato lavora attualmente in questo cappellificio Borsalino Giuseppe […] Professa idee anarchiche, ma non ne fa propaganda. Il 28 Settembre 1925 sottoscrisse per lire 5 in favore del giornale anarchico “Fede”».
Nella “velina” dei Carabinieri di Cremona, 4 anni più tardi (27/05/1929), se ne ricostruisce il profilo, fra l’altro, così: «Dal 4 luglio 1910, trovasi in Alessandria in Via Spalato Marengo (sic)»; «Apparteneva al partito Anarchico, pel quale ha sempre simpatizzato»; si aggiunge poi che il 10/12/1929 fu condannato all’ammenda di L. 50 e si chiude “astenendosi” su tutto il resto (ipotesi di radiazione inclusa) per semplice mancanza di elementi poiché, si ricorda, «da 19 anni manca da questa città».
Ancora: «conserva le sue idee anarchiche, ma non dà luogo», così in nota dalla R. Questura della Provincia di Alessandria del 21/06/1929 (dalla quale si apprende pure del cambio d’indirizzo, ora Via Piave, 70).
Nel febbraio ’31 si dispone, dalla Questura di Cremona, che ne sia perquisito il domicilio «e in caso assenza, abitazione congiunti o amici». Ma non si può dar luogo a nulla, si apprende dalla nota di risposta del 5 marzo seguente, in quanto il Ceresa, a Cremona, non ha «parenti o famigliari, né ha amici coi quali sia in corrispondenza epistolare».
Se ne segnala un nuovo trasferimento, sempre in Alessandria, da Via Parma n. 39, dove si era precedentemente trasferito provenendo da Viale Piave, a Via Cappelletta del Sobborgo Orti; nella medesima, del 04/05/1931, si dispone che «venga esercitata la necessaria vigilanza, segnalandomi [è il Questore di Alessandria che scrive – ndr] ogni eventuale emergenza».
L’ultima comunicazione che lo riguarda è del 15/12/1942, dalla R. Prefettura di Alessandria e diretta al Ministero dell’Interno e, per conoscenza, alla Prefettura di Cremona. Questa nota riepiloga e incarna paradigmaticamente oltre 10 anni (cioè dal ’31 al ’42, appunto) di analoghe comunicazioni (similissime fra loro) la cui sostanza è che «pur conservando una buona condotta», il Ceresa, «Tuttavia, non avendo finora dato sicure prove di ravvedimento, non lo si ritiene meritevole di essere radiato dal novero dei sovversivi. Nei suoi confronti pertanto, continua ad essere esercitata la consueta azione di vigilanza». [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.

Presente in:
ACS, CPC.