Latino Digiuni

* Tredossi, 18/10/1882
† ?

Figlio di Paolo e Adelaide Rossini, residente a Cremona, calzolaio. Il fascicolo si apre con il Cenno Biografico della Prefettura di Cremona; aggiornato dapprima al 30/07/1909, esso prosegue con una frequenza e intensità d’attenzionamento davvero rimarchevoli fino all’ultima nota, datata 30/01/1945.
Da un suo rapido excursus vi si apprende, fra l’altro: «calzolaio, coniugato con Grazioli Rosa, senza figli»; «Gode cattiva fama presso il pubblico […] Frequenta i suoi compagni di fede e cerca di far propaganda delle sue idee anarchiche fra la classe dei calzolai […] Legge con assiduità […] “L’ Eco del Popolo” e l’“Avanti!” di Roma. È poco rispettoso verso le autorità»; questa la “fase” che si conclude nel 1909.
La ripresa delle note è datata ’27; «Dimora sempre in questa città via Gonzaga n. 81»; il 10/08/1928 «non dà luogo ad alcun rilievo […] affermò di essersi completamente ravveduto e rivendicò a tal proposito il suo passato di combattente e di “Ardito di Guerra” […] gode in città buona fama»; nella nota, successiva, in fascicolo, ma antecedente, nella cronologia, poiché datata 19/03/1927 (probabile un errore di trascrizione delle date), si leggeva: «Professa tuttora idee anarchiche ma non svolge […] né è ritenuto pericoloso».
Comunque, o dunque, o nonostante, sarebbe meglio, pur se “ravveduto”, la vigilanza prosegue, instancabile, al punto che, in una nota del 27/01/1931, leggiamo dell’avvenuta perquisizione domiciliare al medesimo, nel corso della quale fu «trovato un pugnale militare». Segue perciò una condanna a £. 50 e il consueto indirizzo: «Viene vigilato».
Da tale periodo fino al 1945 (nel frattempo apprendiamo, in data 10/01/1934, di un suo cambio d’indirizzo, ora Via XI Febbraio, 81 e del fatto che, pur proseguendo con la sua attività di calzolaio, «le sue condizioni sono misere»), le due formule «Viene vigilato» e «Nulla da segnalare» rappresentano il doppio tema conduttore di tutte le comunicazioni che lo riguardano. Unica “variazione”: in data 28/12/1940 si dice che «Ha ottenuto l’iscrizione al P.N.F.»; ciononostante si continua a tenerlo diligentemente sotto osservazione, come documentato da una quindicina di note e altri appunti a lui riferibili che si susseguono (trimestralmente, all’incirca) fino alla conclusiva, del 30/01/1945, dalla lettura della quale si apprende che «è occupato presso la Ditta Losio Giuseppe. Nessun rilievo in linea politica».
Scorrendo un po’ il resto: al Ministero dell’Interno, da Cremona, il 25/08/1909, «Sebbene qui il partito anarchico sia disorganizzato»; il 30/02/1926, «non spiega nessuna attività politica pur conservando la propria idea»; il 13/03/1927, «tuttora idee anarchiche […] non è ritenuto pericoloso […] non si associa a sovversivi»; in una nota di venti anni prima (1909), invece, si leggeva del suo associarsi a «giovani operai di idee politiche assai avvanzate (sic) e […] degli anarchici Boschetti Angelo, Fenocchio Arsenio Giuseppe, Cavaglieri Giuseppe ed altri di questa Città».
Un certo quantitativo di comunicazioni riguarda poi il citato episodio della perquisizione domiciliare subita, del rinvenimento del pugnale e della successiva condanna inflittagli.
La nota di metà anni Trenta, precisamente del 09/01/1934, pare confliggere con quella citata e datata un mese dopo, perché vi si legge che «versa in buone condizioni economiche».
E anche se le numerose e varie note continuano a riportare «anarchico schedato», lo si annovera fra il pubblico ad alcune iniziative (conferenze e simili) del fascismo locale (siamo già nel ’35).
Come anticipato, per un intero decennio, «Nulla da segnalare dopo l’ultimo cenno», risulta il leitmotiv principale. Nella comunicazione del 27/12/1940, anche se si riconosce che «non dà luogo a rimarchi di sorta», secondo l’abusata formula, pure non è ancora tempo di ipotizzarne la radiazione, dato che «non avendo dato finora prova effettiva e costante di ravvedimento».
È su carta intestata del “Partito Nazionale Fascista – Federazione dei Fasci di Combattimento di Cremona” che, in nota datata 07/01/1941, diretta alla R. Questura cittadina, il Dr. Luigi Ventura, in qualità di Vice Segretario Federale Reggente, chiede di «inviare con urgenza informazioni sui precedenti» del compagno. La Questura, sollecita, risponde; e ciò si ripete, con ossessiva regolarità, ricorrendo sempre alla formula «Nulla da segnalare», sull’«Anarchico schedato» (anche se in più d’una nota, dal ’43 in poi, si trova pure «Antifascista schedato») per un intero lustro (ossia fino al ’45). In definitiva: non v’è traccia di radiazione dallo schedario sovversivi.
L’ultimo documento, della Questura di Cremona, datato 12/02/1945, rende noto che alle ore 11 dello stesso giorno, gli Agenti di P. S. (ci sono le firme ma illeggibili) hanno proceduto alla perquisizione domiciliare del «sovversivo schedato» (ora diventato «carbonaio») e che «Detta perquisizione ha dato esito negativo». [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.

Presente in:
ACS, CPC.