Il decreto numero 13 del 17 febbraio 2017 – recante “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale” prevede l’apertura dei Cie (ex Cpt), rinominati in Cpr (Centri di permanenza per il rimpatrio), in tutte le regioni.
CIE, i lager italiani del XXI secolo
Istituiti con l’articolo 12 della legge n.40/1998 e divenuti Cie con il decreto legge n.92/2008 (“Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica”), i Centri sono stati da sempre sotto osservazione, contestazione e vigilanza militante per violenze e abusi, fino a essere considerati dei veri e propri lager come il “Regina Pacis” di Lecce, luoghi dove si violano sistematicamente i diritti umani, dove si alimenta il racket degli appalti.
Dopo l’inizio della guerra in Libia (decreto Maroni del 2011), c’era stato un superamento dei Cie con la costituzione dei Cas, e successivamente degli hotspot (centri di identificazione in cui la polizia italiana sarà coadiuvata da funzionari delle agenzie europee Europol, Eurojust, Frontex ed Easo). Strutture contro cui si sono levate denunce per violazioni dei diritti umani, violenze e abusi. A Bologna è prevista la riapertura del Centro di Via Mattei, un luogo da orrori quotidiani, dove le persone vittime della Legge Bossi-Fini venivano private della libertà e della dignità, punite anche con violenze e abusi polizieschi per un reato che non hanno commesso.
La condizione di reclusione senza colpa degli immigrati subisce, nel decreto Minniti, un’ulteriore peggioramento impedendo ai richiedenti asilo di ricorrere in appello – ma solo direttamente in Cassazione – e saranno istituite sezioni specializzate nei tribunali. Una scelta indubbiamente discriminatoria sul piano delle garanzie.
Comportati bene se no ti butto fuori dalla città
Ma, insieme al decreto numero 13 del 17 febbraio 2017 è in discussione in Parlamento anche un secondo decreto, il numero 14 del 20 febbraio 2017, su “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”. Esso stabilisce, tra le altre norme, che possano essere allontanate per la “tutela ed il decoro di particolari luoghi” persone la cui “colpa” potrebbe essere il non avere una fissa dimora, introducendo una sorta di mini-Daspo urbano, rinforzando i poteri dei sindaci in tema di ordine pubblico. Un provvedimento, che prima ancora di essere convertito in legge, viene già applicato in termini repressivi come nel caso dei fogli di via comminati a decine di manifestanti di Eurostop dopo la manifestazione del 25 marzo, oppure quasi anticipato dal sindaco di Roma, che ha annunciato un nuovo regolamento comunale con divieti e multe per chi rovista nei cassonetti.
La fusione tra i due decreti crea un mix che andrà a colpire poveri e persone ai margini della società, operando una vera e propria criminalizzazione degli ultimi e di chi ne difende i diritti.
E’ necessaria la mobilitazione delle tante associazioni che operano in questo campo, delle organizzazioni sindacali e di tutta l’opposizione sociale e politica a leggi discriminatorie e repressive come queste per arginare una pericolosa sottrazione di diritti insieme ad una repressione per via amministrativa finalizzata alla distruzione delle libertà e delle garanzie ancora vigenti.
Alternativa Libertaria/fdca
6 aprile 2017