Foglio politico-satirico di orientamento anarchicheggiante ma, soprattutto, dalla forte indole anticlericale.
Ne sono usciti quattro numeri, tutti conservati presso la Biblioteca Statale di Cremona.
Il sottotitolo della testata: «Periodico indipendente».
La redazione e amministrazione erano ubicate in Corso Vittorio Emanuele, 6 (Cremona) e il suo Direttore-proprietario era Luigi Pace.
Nel n. 1 (9 aprile 1895), accanto a un «siamo anarchici delle consuetudini», a dar in anticipo ragione dell’eventuale irregolarità nelle uscite, e ad altre annotazioni “ironiche” sulle varie testate locali (La Provincia e L’Eco del Popolo su tutte), vi sono, sparse, considerazioni di deciso scetticismo sui vari appuntamenti elettorali, ma si nota un cambio di “registro” (il testo è dunque sobrio, serio e comunque scevro da qualsiasi intento ironico-satirico) nella trattazione della candidatura-protesta di Giuseppe Barbiani.
Sul numero del primo maggio 1895, primeggia, in prima, una lirica di Pietro Gori.
Nel numero del 19-20 settembre 1895, numero che è posto sotto sequestro, in ultima, col titolo «Il nostro sequestro», si elencano motivi e capi d’accusa, che riportiamo: «1 – Offesa alla persona sacra ed inviolabile de Re, del Papa, della Regina ed altri…; 2 – Eccitazione all’odio di classe; 3 – Offesa alle istituzioni».
Col numero del primo gennaio 1896, Il Diavolo Rosso sospende definitivamente le pubblicazioni.