* Soncino, 07/04/1874
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Figlio di Pasquale e Mezzetta (o Mazzetta o Mazzetti) Margherita, «operaio vetraio ammoliato [sic] con Adele Zastrucci (o Rastrucci o Rascucci), ha quattro figli, domiciliato a Soncino residente a Elena»: così nella nota della Prefettura di Caserta del 28/06/1912 e nell’accluso «Cenno biografico» aggiornato allo stesso periodo. Vi si legge, tra le altre cose, «di discreta intelligenza», «discreto lavoratore», «In paese riscuote buona fama», «Si ritiene debba essere ascritto al partito anarchico perché nel dicembre 1911 fece oblazione a favore della stampa anarchica come rilevasi da un elenco di sottoscrizioni inviate da Elena al periodico anarchico “L’agitatore”», «È abbonato al giornale “L’asino”», «Ha dimorato a Sarzana dove emigrò il 02/02/1897 [come risulterà da una nota successiva della R. Sotto-Prefettura di Crema del febbraio 1923; ndr], fu sempre associato agli anarchici più pericolosi e pregiudicati del luogo». Si citano inoltre due condanne e le due relative assoluzioni subite e in uno solo, il secondo, dei due casi, cioè quello relativo alla «sentenza 13/04/1900 del Pretore di Sarzana» se ne conoscono le ragioni: «per non provata reità dal delitto di lesioni»; si chiude con un «domiciliato ad Elena e serba buona condotta».
Anche in altre comunicazioni si sottolinea la sua non partecipazione «alle manifestazioni sovversive», come ad esempio in quella che la Prefettura di Salerno invia ai colleghi di Cremona nel giugno 1906. È di quattro anni dopo, ossia dell’aprile 1912, invece, una richiesta di chiarimenti in merito alla linea di condotta da adottare nei suoi confronti visto che «ha preso dimora a Gaeta ove fa propaganda anarchica».
Un discreto quantitativo di note da Salerno, Caserta, Livorno e, ovviamente, Crema e Cremona degli anni ’23 e ’25, ribadisce il medesimo punto: «professa sempre idee anarchiche [altre volte “sovversive”; ndr] ma non risulta faccia propaganda». Ed è quasi stridente il contrasto con una comunicazione della Questura di Livorno del 17/10/1905 nella quale si evidenzia invece che «Durante la sua dimora in Livorno il Calestini non tenne buona condotta [qualche riga prima se ne precisavano gli spostamenti, per lavoro, da Torretta a Vieti sul mare, ove lavora nelle vetrerie; ndr] […] denunciato quale sospetto autore di borseggio […] prosciolto».
Tra le riservate, una da Caserta del 23/03/1912, su carta intestata della Prefettura della provincia di terra di lavoro – Ufficio Prov. di P.S., nella quale, pur ribadendo che il Calestini continua a coltivare idee anarchiche «non facendone mistero», si aggiunge pure che la di lui condotta non dà luogo a motivi di preoccupazione.
Per tutti gli anni Dieci e fino all’inizio degli anni Venti è un susseguirsi di note e richieste di informazioni che si ripetono assai simili tra loro e dai toni decisamente tranquillizzanti («Egli professa ancora idee sovversive, ma non fa propaganda» si legge nella nota del 22/06/1923 della R. Sotto-Prefettura di Crema, e ciò sulla base delle informazioni che giungono da Elena [Caserta] «ove abita in Via Bonomo e lavora in una di quelle vetrerie»).
Le cose cambiano allorché dalla R. Questura di Napoli, il 24/03/1927, indirizzata al Questore di Cremona, troviamo: «Il noto Celestini [sic] Giuseppe militò nel partito anarchico e fu attivo propagandista. Da oltre un anno egli non si occupa di politica e vive appartato dai suoi antichi compagni di fede, evitando qualsiasi contatto con essi. Poiché si ritiene che non professi più le sue idee di un tempo, il Celestini può, a parere di questo Ufficio, essere radiato dallo schedario».
Dalla Questura di Caserta, l’08/04/1927, si ripete pari pari quanto sostenuto dai colleghi di Napoli e il 10 successivo, dalla R. Questura di Napoli, si comunica l’avvenuto invio del «cenno di variazione riguardante l’anarchico» al Ministero dell’Interno. La radiazione avverrà nel corso del 1929. [vc, db]
Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.
Presente in:
ASC, CPC.