Giovanni Battista Cella

* Soncino, 13/02/1876
† ?

Figlio di Andrea e Rosa Casati. Gli incartamenti s’aprono con una riservata dei Carabinieri di Soncino del 27/01/1926 nella quale «risulta emigrato in Svizzera sino dal 1903, ove trovasi tuttora […] [“i suoi” – ndr] non ricevono sue nuove». In una comunicazione del mese successivo si ricorda che «malgrado consta professava (sic) idee prettamente sovversive», non ha dato (in Soncino) luogo a rilievi.
Il Cenno Biografico, di qualche ampiezza, riporta soprattutto note di Questure, Prefetture e Sotto-Prefetture (Torino, Crema, Cremona…) nelle quali toni e qualifiche si alternano curiosamente: «buona condotta […] contravventore […] assiduo lavoratore […] pericoloso anarchico», ma tutte poi convergono sulla necessità del suo rintraccio e arresto. È del 10/08/1928 la segnalazione alla Rubrica di Frontiera. Da una nota del periodo proveniente dalla R. Questura di Reggio Emilia e diretta al Questore di Cremona si apprende che «Lo stesso ha in patria il figlio Libero convivente con la propria nonna Saccani Serafina [che non ha notizia del Cella da circa 20 anni – ndr]. La moglie Ferretti Erminia, si troverebbe tuttora a Zurigo (Svizzera), ma vivrebbe separata dal marito» (con la Ferretti, originaria di Castelnuovo di Sotto, Reggio Emilia, Cella si è sposato il 20/09/1904, a Schlieren, Cantone di Zurigo).
Del 01/03/1932, dai Carabinieri di Crema indirizzata alla R. Questura di Cremona, la notizia del rintraccio di Cella (se ne cita il domicilio, in Torino, Viale Exilles, 86) e «in questi ultimi tempi non ha esplicato alcuna attività sovversiva»; «serba buona condotta [comunque segue un secco “No” a ipotesi di radiazione non possedendo le autorità competenti elementi certi di ravvedimento – ndr]; «non è ritenuto pericoloso per l’ordine nazionale»; «Non è espatriato».
Dell’aprile successivo la comunicazione della R. Questura di Torino (nell’oggetto: «falegname, anarchico») nella quale si dispone «opportuna vigilanza». Dalla medesima fonte si apprende, il 04/02/1934, che «È tuttora oggetto di vigilanza» (cambia, invece, nel frattempo, l’indirizzo: ora corso Brunelleschi, 25).
La riservata del 05/03/1936 non lo ritiene ancora meritevole di cancellazione dall’elenco dei sovversivi pur se «non esplica attività […] mostrasi indifferente verso il Regime e […] conduca vita ritirata»; in tale nota, concludendo, si chiude, inesorabilmente, con la formula «Si continua la vigilanza sul suo conto».
L’ultima comunicazione che riguarda il compagno, e che coincide con la chiusura dell’intero fascicolo, risulta essere l’invio di un modulo «riguardante l’anarchico» da parte del Questore di Torino al suo collega cremonese; non v’è cenno di radiazioni di sorta. [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.