Ferdinando Quinto Carlo Capelli

* San Bassano, 06/01/1890
† ?

Residente a Genova, figlio di Gian Battista e Rossi Maria Maddalena, «sguattero, qui senza fissa dimora»: così recita, in oggetto, una nota proveniente dalla R. Questura di Genova del 27/04/1930, nella quale si trova che il Capelli «è stato denunziato in stato di arresto per vilipendio alle istituzioni, perché nell’albergo in cui era occupato, alla presenza di parecchie persone, pronunziava parole oltraggiose all’indirizzo del Fascismo e dell’Italia, vantandosi di professare idee anarchiche»; reato commesso in data 01/04 dello stesso anno.
«Il Capelli da circa sei anni si è allontanato da S. Bassano, conservandovi però il domicilio», si trova nella nota del 09/05/1930 dei Carabinieri indirizzata alla Questura di Cremona; nota in cui così si conclude: «Per quanto lo stesso non abbia precedenti politici né penali, al paese natio è ritenuto individuo contrario all’attuale Regime». Al Questore di Cremona, proveniente dalla Questura di Milano, il 26/08/1930 si comunica che «L’antifascista Capelli Ferdinando […] è stato rintracciato in questa via Anfiteatro 16, presso il cognato Bozutti Cesare».
Anche in note successive, varie e di varia provenienza, per tutto il 1930, la qualifica è «antifascista». Del 16/01/1931 una “ricostruzione” del Capelli, a firma «Il Capitano Comandante della Compagnia (Antonio Gessa)» inviata alla Questura di Cremona e accludente 2 fotografie dell’«antifascista». Vi si legge, anche: «professione facchino d’albergo […] Da S. Bassano si allontanò all’età di circa 13 anni, peregrinando da una città all’altra […]. Allo scoppiare della guerra, si trovava da circa 2 anni in Svizzera, a Orten, quale panettiere e rimpatriò arruolandosi con la sua classe. Nel 1920-1921 espatriò per la Francia portandosi a Nizza e restandovi circa otto mesi […] a Milano […] circa un anno lavorando come facchino in diversi alberghi […] poi a Genova […] fino al 20 novembre 1930, sempre occupato come facchino d’Albergo […] nel paese di nascita, non ha dato luogo a rimarchi […]. L’Arma di Genova però ha riferito che il Capelli, pur non avendo preso parte attiva alle lotte politiche, professava idee antifasciste […]. Il Capelli […] è dedito all’alcool ed ha riportato le seguenti condanne: 1°) Con sentenza del Pretore di S. Remo, in data 10 gennaio 1924 venne condannato per questua insolente a 5 giorni di arresto. 2°) Con sentenza 27 marzo 1930, dalla Pretura di Genova venne assolto per amnistia dal reato di ubbriachezza»; segue la parte descrittiva (i «connotati»). «Si sarebbe occupato presso il ristorante di un suo fratello», si comunica dalla R. Questura di Genova (dove il Capelli si è nuovamente trasferito) il 23/02/1931. La stessa fonte comunica il 02/03/1931 il luogo di lavoro, il Ristorante Giunsella, e la località, San Pier d’Arena, e poco oltre si aggiunge che «il processo a carico […] si è concluso con l’assoluzione del Capelli per insufficienza di prove».
L’interessamento verso il compagno, comunque, prosegue, e proseguono pure, dalle varie località, note, comunicazioni e telegrammi. In uno di questi, ad esempio, quello del marzo ’31, si parla di un suo rintraccio a «Genova Sampierdarena – stop – disposta vigilanza – stop».
Nel febbraio ’32 se ne richiedono informazioni aggiornate «agli effetti del servizio schedario dei sovversivi» e qui Capelli ritorna «anarchico».
Il mese successivo, la risposta dei Carabinieri nel mentre al punto 4° dichiara: «Non è pericoloso per l’ordine Nazionale» e al punto 2° che «In questi ultimi tempi non ha esplicato alcuna attività politica», al 3° precisa però che «non avendo egli dato palesi e sicure prove di ravvedimento, non ritiene, per ora, sia il caso di radiarlo dallo schedario dei sovversivi». Nella medesima risposta, sempre a firma «Capitano Antonio Gessa», si legge anche che i famigliari del Capelli i quali «non conoscono il recapito» del congiunto «ritengono si rechi a dormire nei dormitori pubblici di Genova».
Mentre il clima, comunque, pare orientarsi verso la radiazione (tale, per esempio, già nel ’32, il parere della Questura di Genova), a sciogliere le ultime remore una nota dal capoluogo ligure del dicembre ’33 nell’oggetto della quale Capelli è diventato «rosso-anarchico»; se ne indica con esattezza la dimora, Via S. Croce, 31 e se ne forniscono notizie rassicuranti: «Lavora saltuariamente da facchino […]. Conduce vita ritirata». In breve, la radiazione è nell’aria e dalla R. Questura di Genova, in una riservata indirizzata al Questore di Cremona oltre che ai 5 Commissariati di P.S. della città, in data 26/04/1936 se ne trasmette l’ufficialità. [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.

Presente in:
ASC, CPC.