Attilio Castelli

* Cremona, 17/08/1895
† ?

Figlio di Giuseppe e Teresa Maranzi. Un telegramma dalla Questura di Brescia verso i colleghi cremonesi del 10/06/1926 riporta: «Castelli Attilio […] costì domiciliato qui abitante Via Milano 25 venditore ambulante ha concorso sottoscrizione per erigere ricordo marmoreo del defunto anarchico Mancigrucci. Prego telegrafiche informazioni specie linea politica facendomi conoscere se individuo pericoloso ordine pubblico e capace fare propaganda».
Del giorno appresso la risposta, nella quale si trovano anche le seguenti osservazioni: «qui domiciliato senza fissa dimora […] manca da questa Città da circa due anni [senza precedenti – ndr] […] esercitava il mestiere di fonditore […] pare che professava (sic) idee sovversive». Si aggiunge che le di lui madre e sorella si sono trasferite a Bergamo.
Un anno e mezzo dopo (dicembre ’27) in nota della R. Questura di Brescia: «benché continui a conservare le sue idee sovversive quale militante nel partito anarchico, non risulta svolgere per ora nessuna propaganda».
In analoga comunicazione del 24/11/1928, stessa provenienza, leggiamo: «è da ritenersi tuttora fermo nei suoi principì anarchici ma non dà luogo a rilievi».
Il giorno 19/02/1931 i Vicebrigadieri Quattrocchi Michelangelo e Leone Giuseppe eseguono una perquisizione, su ordine della Questura di Cremona, «nel domicilio di Castelli Arturo fu Giuseppe e fu Maranzi Teresa, nato a Cremona il 22/05/1893 e qui domiciliato via Trento e Trieste n. 25 (meccanico) quale fratello dell’anarchico Castelli Attilio […] residente a Brescia […] [“alla ricerca di” – ndr] armi e munizioni […] stampe e manoscritti di contenuto sovversivo o antinazionale […] perquisizione con esito negativo».
Nella primavera del ’32, una riservata della R. Questura di Brescia diretta a quella di Cremona chiarisce che «non ha fornito alcuna prova di sicuro ravvedimento politico per cui è ritenuto tuttora convinto anarchico […] non si ritiene opportuno per il momento radiare il Castelli». In tale riservata se ne riporta il nuovo indirizzo, Vicolo Nottole n. 4.
Le note successive, fin quasi a tutto il ’33, paiono comunque volgere verso la radiazione. In una d’esse, se ne riportano anche le due condanne subite, la prima nell’agosto 1921 «per porto rivoltella […] mesi due giorni 20 di arresti e lire duecentosette pena pecuniaria», l’altra per «appropriazione indebita» (relativamente a quest’ultima si legge: «non doversi procedere per insufficienza di prove»).
Ed è del 13/10/1933, infine, la radiazione del compagno (ora domiciliato, sempre a Brescia, in via Tagliaferri 15 e di professione facchino) considerato che, si legge, «ha dato sicura prova di ravvedimento politico». [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.