Angelo Ferrari (Gigione)

* San Martino in Beliseto, 15/01/1877
† ?

Figlio di Alessandro e Maffezzoni Teresa, muratore. Ripercorrendo il cospicuo fascicolo che lo riguarda (il Cenno Biografico va dal 09/05/1905 fino al 04/02/1945 e oltre), vi si trova: «cattiva fama […] poco educato […] limitata intelligenza […] nessuna cultura […] svogliato sul lavoro […] muratore […] ha dimostrato di professare principi anarchici […] Si mantiene in corrispondenza epistolare con gli anarchici [si citano 5 nomi dei quali 2 illeggibili – ndr] […] Braccialarghe […] Ferrari Arturo […] e Comaschi Carlo». Nel 1892 il Tribunale di Cremona lo condanna a 5 mesi di reclusione per furto. Nel 1895 emigra a Ginevra, dove l’anno successivo è condannato a 9 mesi di reclusione per «lesioni alla forza pubblica». Nel 1898 è espulso dal territorio svizzero perché sospetto di «spendita di monete false» ed è arrestato al confine di Chiasso per «renitenza alla leva». «Nel marzo 1898 […] 90° Reggimento Fanteria […] fino all’Ottobre 1900 [durante il periodo militare – ndr] era considerato come individuo facile all’esaltazione […] 15 Giugno 1901 si recò nuovamente in Svizzera-Lucerna-Zurigo [sempre in contatto con gli – ndr] anarchici di Brescia e di Cremona […] riceve il giornale anarchico Il Grido della Folla di Milano che gli viene spedito per la diffusione dall’anarchico Ferrari Arturo di Cremona; il periodico L’Agitazione di Roma oltre ad opuscoli ed altri […] sovversivi […] Il 3 Aprile 1901 in occasione della chiamata dal capoluogo di Casalbuttano degli inscritti di leva, diffonde fra questi un manifesto (illeggibile) antimilitarista [subito sequestrato – ndr]». Nel 1905 è condannato a 4 mesi e 11 giorni per aver distribuito «tra gli inscritti di leva manifesti antimilitaristi incitanti alla disobbedienza delle leggi». Nella comunicazione del 19/04/1905 dai Carabinieri di Milano lo si definisce «propagandista sovversivo e […] uomo d’azione»; [più oltre, in relazione alla condanna in Svizzera – ndr] «spendeva monete false». Ed è sempre in questa nota che si leggono, oltre ai nomi dei compagni citati prima (tra l’altro il Braccialarghe è definito qui «socialista rivoluzionario»), anche quello di Assandri Battista (illeggibile il Comune di costui), residente a Brescia. Dalla Prefettura di Cremona, in data 09/05/1905: «Sabato sera [il giorno 16 – ndr], un gruppo di operai, 3 o 4 notoriamente sovversivi (anarchici) abitanti in quella zona [Barriera di Nizza – ndr] furono riconosciuti da una squadra di fascisti, mentre transitavano in corso Vittorio Emanuele, aggrediti e sopraffatti. Eppure uno di essi – Angelo Ferrari – fu sequestrato dagli aggressori, bastonato a sangue e condotto in questura. Non è stato peraltro consegnato alle carceri. Dov’è Angelo Ferrari?».
«Anarchico» e «Anarchico propagandista», le dizioni utilizzate nelle note fino al 1906. Nello stesso anno si stabilisce al paese natale e nel 1909 a Torino. Nella nota del 29/07/1909 si specificano bene i reati per i quali subisce le varie condanne: «furto qualificato […] ferimento ad un gendarme […] lesioni in rissa […] sottrazione oggetti pignorati [si aggiunge – ndr] pessimo soggetto e fa attiva propaganda senza trarne profitto di teorie sovversive». Dall’inizio degli anni Venti, in oggetto, è «anarchico schedato». A tutto il 1925 se ne controllano tutti i movimenti, inclusi quelli “serali”, senza ometterne i dettagli (comunicazioni, conversazioni, frequentazioni, spostamenti anche minimi ecc.). Nel dicembre 1922 subisce un’aggressione fascista. Nel 1924 è condannato a 6 mesi per ricettazione; appena scarcerato è inviato con foglio di via al paese natale. Dalla Questura di Torino, Gabinetto, il 19/02/1925, si scrive che ivi ha ripreso la sua «abitazione di via Cuneo n. 9 occupandosi presso la Ditta di Generi Alimentari di Maffizzani Enrico (sic), sita in Corso Regio Parco n. 52». Viene diffidato nel 1926. Nel periodo di “irreperibilità”, cioè fino al ’27, le comunicazioni, frenetiche, tra Questure e prefetture (soprattutto di Torino e Cremona), si susseguono concludendo sempre con «fin qui le indagini han dato esito negativo», sino alla riservata, da Torino, del 26/10/1927, nella quale se ne comunica l’avvenuto arresto a opera dell’Arma di Sesto S. Giovanni e la sua traduzione nelle carceri di Biella. Dunque, e immediatamente, già coinvolta anche la Questura di Vercelli, com’è ovvio. Il 07/01/1929, in nota, è «venditore ambulante di formaggi. L’ultimo indirizzo è il seguente: Ferrari Angelo Ristorante Campidoglio Corso Tassoni Torino». «Non dà luogo a rilievi», «È sempre oggetto di vigilanza» e «abita in Via Volvera n° 18», il contenuto della comunicazione della Questura di Torino del 23/11/1929. Seguono numerose note relative alle varie condanne di fine anni Venti, inizio anni Trenta, fino al provvedimento di espulsione da Torino.
È del 02/08/1930 la nota che dice: «Allontanatosi ignota direzione essendo colpito mandato di cattura per Truffa […] ricerche per rintraccio e arresto». Quest’ultimo si concretizza il 1º novembre successivo e «associato alle locali carceri per scontare un mese di reclusione».
Del 10/03/1931 la comunicazione nella quale «trasferitosi a S. Martino in Beliseto dove è stato sottoposto a diligente vigilanza». Dai Carabinieri di Cremona, il 28/06/1932, diretta alla Regia Questura, la nota in cui si ricorda che pur se il Ferrrari «non dà luogo a rimarchi», si deve tener conto del fatto che «ad ogni modo, è di carattere violento […] e sarà pertanto costantemente vigilato». Del mese successivo, medesima la fonte, si comunica che «si fa spedire da ditte saponi, olio, fagiuoli […] che […] rivende senza pagare la ditte fornitrici». È nella nota del tempo che si trova l’elenco delle 15 condanne subite; alla n. 10 si legge di una «Sentenza Pretore di Torino 30/03/1932 […] per lesioni personali volontarie» e alla n. 13 di un «Decreto Pretore di Cremona 13/08/1932 condanna L. 50 ammenda per transito in bicicletta senza fanale».
Segue un periodo “tranquillo” finché, il 28/07/1933, si comunica: «Trovasi attualmente detenuto […] condannato […] per bancarotta». Sconta dunque altri 9 mesi e dieci giorni, oltre a L. 1.000 di multa, come si apprende dalla nota del 06/03/1934 (relativa alla scarcerazione) che si conclude con: «è stata riattivata la vigilanza».
Trasferito a Cremona, frazione S. Bernardo, dimora presso il cugino, Maffezzoni Secondo, «esercente l’osteria del “Maris” sita in Via Persico» (nota del 14/06/1934).
Apprendiamo, in nota del 01/09/1934, di un suo ricovero presso «l’Ospizio di Castagnino», dopo aver premesso che il cugino, citato sopra, Maffezzoni Secondo, «non lo ha più voluto in casa». Ministero dell’Interno, Questure varie (Milano, Torino, Vercelli ecc.), anche ai fini dello “schedario sovversivi”, ne chiedono continuamente informazioni, ma la risposta è inequivoca: «sempre assenti i segni di ravvedimento», al punto che, anzi, in una nota del 10/04/1935, si legge addirittura: «Si propone che sia mantenuto inscritto nello schedario dei sovversivi». Partono in questo periodo interminabili sequenze di note il cui unico e lungo leitmotiv è: «Nulla da segnalare dopo l’ultimo cenno». Il 24/07/1935 se ne rende noto l’arresto, «dovendo scontare mesi tre di reclusione per truffa ed attualmente trovasi detenuto nelle locali carceri». «Per le malsane sue idee il Ferrari riscuote in pubblico cattiva fama […] ha dimostrato di professare principii anarchici». Cambio d’indirizzo nel ’36; ora vive in Via Fratelli Divizioli n. 4 e «lavora saltuariamente da giornaliero». Da una nota dell’ottobre ’36 apprendiamo che «Attualmente, lavora […] muratore, presso certo Trioni Ambrogio, mugnaio […] ha pure lavorato per conto dell’agricoltore, Maggi, e l’esercente osteria Antoniazzi Galdino». Il 05/01/1937 una nota ci informa che, pur vivendo a Cremona, «quasi tutti i giorni si reca a S. Martino in Beliseto presso parenti»; sempre vigilato. «Lavora saltuariamente da manovale» e «[nuovo cambio d’indirizzo – ndr] Via Gioconda n° 4», queste le due comunicazioni, rispettivamente del 11/07/1938 e del 14/01/1939, che si staccano da una lunga e ininterrotta teoria di «Nulla da segnalare» che si dispiega fino alla nota del 10/04/1944. Nell’osteria sopra citata, grazie a una nota dei Carabinieri di Cremona del 24/10/1938, veniamo a conoscenza del fatto che il compagno «venerdì 14 corrente […] verso le ore 19, si fermò […] mangiò del pane allontanandosi quindi in bicicletta». Non mancano rimarchi personalizzati (in chiave morale e psico-sociologica), come si evince da una nota del 14/04/1939, sempre dai Carabinieri di Cremona, nella quale, al punto 4, si legge: «si ritiene però che il Ferrari più che un politicante sia un truffatore». Il 28/11/40, la Guardia di P. S. Galeazzi comunica al Questore di Cremona presenza e spostamenti «dell’anarchico da arrestare in determinate circostanze», echeggiando così la forma discendente da “antiche” disposizioni. «Anarchico schedato», «Nulla da segnalare» e «Viene vigilato», il triplice tratto comune di tutte le comunicazioni. La nota conclusiva del Cenno, in data 04/02/1945, recita: «È tuttora presente in Via Aselli n° 25 e lavora presso il Battaglione Lavoratori di Cremona. Viene vigilato».
Per Ferrari, però, le cose non si concludono in questo modo. E infatti è il 10/03/1949 che dalla Questura di Vercelli, diretta a quelle di Torino e Cremona, ai fini di revisionare lo schedario sovversivi, si domanda, a proposito del Ferrari, risultante «quale anarchico […] se si debba continuare a considerarlo come tale». Torino nicchia («non risiedendovi più da tanti anni»), invece Cremona, in nota del 26 successivo, comunica che «di anni 72, qui residente in via Lanaioli n. 3, disoccupato […] non è più elemento da ritenersi pericoloso. È solo e non ha parenti. Vive elemosinando […] è malato […] egli può essere depennato dal novero delle persone da arrestare in determinate circostanze». Due giorni appresso, ossia il 28/03/1949, dalla Questura di Cremona, si comunica: «tenuto conto della sua avanzata età, è stato depennato dal casellario politico di questo ufficio». [vc, db]

Fonti:
ASCr, Quest.-Sovv., ad nomen.
Prefettura di Cremona.

Presente in:
ACS, CPC.
Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, anarca-bolo.