mashriq / arabia / iraq | anarchist movement | interview Wednesday July 03, 2013 17:17 by Joshua Stephens
Ho conosciuto Mohammed Hassan Aazab agli inizi di quest’anno in una sala da tè di giovani anarchici nel centro del Cairo. L’anniversario della rivoluzione era appena passato con manifestazioni di massa e con l’emergere di una sorta di black bloc in stile occidentale che sembrava non aver niente a che fare con gli anarchici in città. In quel momento, gran parte degli organismi di base erano impegnati contro la violenza sessuale — in particolare, le aggressioni sessuali di massa che si erano verificate in coincidenza con ogni grande raduno a Piazza Tahrir. Il trauma di tale violenza aveva segnato le manifestazioni ed era emerso anche in quella chiacchierata. Infatti, Aazab mi aveva detto che non si occupava più di manifestazioni e di politica e che si era allontanato dal malfunzionamento della vita quotidiana in Egittto. Poi è arrivato questo 30 giugno. Circa 35 milioni di persone sono in strada per chiedere che i Fratelli Musulmani lascino il potere, solo un anno dopo l’elezione di Mohammed Morsi. Prima dell’alba dell’1 luglio, sono riuscito a ricontattare Aazab per parlare del suo ritorno alla militanza attiva.
Una tenda anarchica in Piazza Tahrir. (WNV/Mohammed Hassan Aazab)
Cosa sta vivendo Il Cairo oggi? Si parla della più grande protesta nella storia dell’umanità. Oggi, tutti noi siamo impegnati nella protesta senza violenza. Tutti hanno paura che possa scoppiarre una guerra civile. I manifestanti hanno dato a Morsi 48 ore per andarsene. Dopo di che, ci sarà uno sciopero generale. Nelle ultime 5 ore, sono state uccise 10 persone — 4 in Assiut e 6 davanti alle sedi dei Fratelli Musulmani. Il sole sta sorgendo. Ed i vecchi rivoluzionari si preparano agli scontri in strada.
Ho sentito dire che le sedi dei Fratelli Musulmani sono state incendiate. E’ vero?
Sì. E sono circondate dai manifestanti proprio in questo momento.
Chi ha indetto lo sciopero generale? Ci sono dei sindacati in particolare? No. I sindacati sono del tutto inefficaci.
E allora come è organizzato lo sciopero? Tamarod [il Movimento Ribelle] ha indetto lo sciopero generale. In realtà non è stato pre-organizzato; si è trattato di uno sviluppo spontaneo. Lo faranno le persone che ci credono e che lo sostengono.
Pensi che la gente lo farà?
Port Said inizierà lo sciopero generale domani. Non so dire quale sarà la sua entità. Ma è chiaro che il popolo è assolutamente determinato nel costringere Morsi ad uscire di scena.
Quando ci siamo incontrati in febbraio, apparivi abbastanza deluso, come se avessi perso fiducia nella resistenza.
Veramente, mi sento ancora così. Ma quando il popolo riempie le piazze con questi numeri, i mei dubbi si dissolvono. Ora sono molto felice.
Come si stanno organizzando gli anarchici in questo momento cruciale. Mi risulta che alcuni di voi siano dentro il movimento Tamarod, ma come vi state muovendo?
No, gli anarchici non hanno aderito alla dichiarazione di Tamarod. Tamarod non è un movimento rivoluzionario. E’ ovvio che ci siamo uniti alle manifestazioni di un movimento collegato a milioni di egiziani. Ieri i manifestanti erano contrari all’idea di un dittatore islamico, ma allo stesso tempo, molti di loro dicono di sì ad una dittatura militare. Al diavolo ogni dittatore. Noi non dimenticheremo. Noi non perdoneremo.
Avete delle tende anarchiche in Piazza Tahrir ora?
Sì, ne abbiamo 4.
State facendo qualcosa di particolare?
Proprio ora, stiamo lavorando a che i sostenitori del vecchio regime non si prendano la piazza.
Come fermarli fisicamente? Ci sono dei felool [nostalgici dell’ex-regime] in piazza? Abbastanza.
Attaccano i manifestanti o cercano di infiltrarsi nel movimento?
Stanno cercando di convincere la gente a lasciare che lo SCAF [consiglio militare egiziano] prenda di nuovo il potere.
Ci sono sollevazioni in Turchia, Brasile, Bulgaria e Cile. Ci sono dei sintomi in Indonesia e Paraguay e poi c’è la lotta in corso in Bahrain. L’Egitto è stato di grande ispirazione per molti di questi movimenti. Avete rovesciato Mubarak, c’è stata anche la Tunisia, ma niente di più. E’ diverso questa volta? Vi sentite dentro qualcosa di più globale?
E’ differente, certo. Ora la paura viene dalla possibilità di una guerra civile. Mubarak era una merda, ma non ha mai giocato la carta della guerra civile. Morsi è così stupido che non sembra capire che potremmo davvero finire ad ucciderci l’un l’altro nelle strade. Stanno succedendo cose che mai sarebbero accadute prima, come la gente che aggredisce gli uomini con le lunghe barbe in strada e li insulta. Io penso che questa generazione di giovani nel mondo sia fortemente rivoluzionaria, ed ora abbiamo la capacità di condividere gli strumenti e di far viaggiare le idee.
Cosa speri?
Spero che il popolo abbia capito qualcosa dell’azione dei Fratelli Musulmani, spero che sia l’inizio della fine per l’islam politico e per ogni tipo di partito religioso.
Come possiamo sostenervi?
Dicendo al mondo che Obama ed il governo USA sostengono attivamente la formazione di stati religiosi nel Medio Oriente. L’ambasciatrice USA ha detto che gli egiziani dovrebbero imparare il significato della democrazia! Chi diavolo è lei per dire una cosa simile?
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)