Il confederalismo democratico, proposta libertaria del popolo curdo

categorymashriq / arabia / iraq | la izquierda | portadaauthorFriday September 20, 2013 12:00author by ALB NoticiasSegnalare questo messaggio alla redazione

Intervista con “Solidaridad Kurdistán”

E’ un po’ di tempo che si parla del Confederalismo Democratico nel Kurdistán. Si tratta di un’idea politico-sociale applicata al contesto del Medio Oriente che non cerca di imporre stati-nazioni indipendenti. Siamo entrati in contatto col blog di Solidaridad Kurdistán per capire meglio questa svolta storica di un movimento di liberazione nazionale con più di 30 anni di attività alle sue spalle. In questa intervista si sviluppano i temi di questa idea anti-statalista che si basa in parte sulle idee di Murray Bookchin espresse come Ecologia Sociale e  Municipalismo Libertario.

Si tratta della prima parte di in un’intervista molto più amplia sulla complessa situazione del popolo curdo nei vari conflitti in cui si viene a trovare coinvolto. La prossima intervista uscirà tra alcune settimane.

ALB Noticias


(…)

Il Confederalismo Democratico

ALB.- Come definireste il Confederalismo Democratico (C.D.)?

SK.- Il Confederalismo Democratico (noto anche come comunalismo kurdo o apoísmo), è la proposta del movimento di liberazione curdo per far avanzare la liberazione del Kurdistan, nazione che attualmente si trova sotto il dominio della Siria, dell’Iraq, dell’Iran e della Turchia.

Il Confederalismo Democratico è il sistema per creare una nazione democratica nel Kurdistan, un sistema per cui si realizzerà la liberazione e la democratizzazione del popolo curdo, tanto in una prospettiva nazional/culturale quanto sociale.

Questo sistema non persegue la creazione di uno stato-nazione curdo, bensì la creazione di una nazione democratica, la cui base è la società civile organizzata autonomamente in forma democratica, il cui centro di autogestione politica sono le assemblee delle comunità e dei consigli aperti locali, retti con la democrazia diretta. Questi, liberamente confederati e riuniti in congressi generali, con funzioni di coordinamento, andranno a costituire la nazione democratica del Kurdistan.

In ambito economico il Confederalismo Democratico persegue un sistema che permetta tanto la giusta distribuzione delle risorse quanto la tutela dell’ambiente, per cui si supera il capitalismo, verso un socialismo democratico in cui le risorse appartengono al popolo e l’economia è indirizzata al bene sociale e non verso l’accumulazione del capitale e verso il consumismo, cause tanto delle ingiustizie sociali quanto delle grandi violenze fatte all’ambiente naturale.

La liberazione della donna è un altro pilastro del Confederalismo Democratico, con cui si cerca di creare una società libera dal sessismo, sia  quello che proviene dalla tradizionale società patriarcale o dalle interpretazioni religiose sessiste, sia  quello che promana dalla mercificazione della donna per la modernità capitalista.

Pertanto, di fronte della modernità capitalista, di cui Öcalan ha indicato i tre pilastri nello Stato-nazione, nel capitalismo e nell’industrialismo, il Confederalismo Democratico rappresenta la modernità democratica che libererà il Kurdistan dalla oppressione nazional/culturale, sociale, politica, economica, patriarcale ed ecologica.

Democrazia, socialismo, ecologismo e femminismo, sono i concetti-chiave per comprendere il Confederalismo Democratico del movimento di liberazione curdo.

ALB.- Come è avvenuta l’evoluzione dal marxismo-leninismo di liberazione nazionale al C.D.?

SK.- L’evoluzione ideologica e strategica del Partito dei Lavoratori del  Kurdistan (PKK), che sarà il germe dell’Unione delle Comunità del  Kurdistán (KCK), è un assunto molto interessante che ci mostra la capacità di autocritica veramente rivoluzionaria di questo movimento. Il PKK, nato nel 1978, ha sempre avuto come obiettivo non solo la liberazione in una prospettiva etnica o nazionale, ma anche come fine il progetto di liberare e democratizzare la società. Il PKK ha sempre riconosciuto la connessione che esiste tra la questione curda e la dominazione globale del sistema capitalista moderno, ed in un contesto di mondo bipolare, in cui l’alternativa al mondo capitalista e la liberazione della società sembravano giungere dal Socialismo Reale, ed in cui l’influenza dei movimenti di liberazione nazionale leninisti era molto forte, il PKK sosteneva la creazione di uno Stato socialista curdo per liberare il popolo del Kurdistan.

Messi alle spalle i trascorsi della lotta e dei progetti di stati socialisti, il PKK cominciò a riconsiderare i suoi obiettivi, prendendo atto della fine di un ciclo e della necessità di ripensare strategie e scopi. A coloro che hanno criticato la rinuncia alla creazione di uno stato socialista del Kurdistan come un segno di incertezza o di debolezza, Öcalan ha risposto che non è questo il punto, quanto l’analisi sull’esperienza degli stati socialisti e la conclusione che nel Socialismo Reale non vi era stato nessun cambiamento nello stile e nei modi di vita di vita rispetto alla vita capitalista del resto del mondo, per cui un progetto di liberazione e democratizzazione del Kurdistan e della società non poteva provenire da una soluzione statalista. Come ha segnalato Öcalan, c’era una contraddizione fondamentale: “Dal momento che il PKK si poneva quale difensore delle libertà, non potevamo continuare a pensare in termini di gerarchia”.

La lotta per la liberazione doveva essere ripensata, così l’organizzazione gerarchica, la ricerca del potere istituzionale e l’idealizzazione della lotta armata cominciavano a cedere il passo alla democratizzazione, alla organizzazione comunale ed alle assemblee ed all’autodifesa, si cominciava ad avanzare sul cammino verso il Confederalismo Democratico.

ALB.- Parlando di  Öcalan, qual è il rapporto tra  Öcalan ed il municipalismo libertario o l’Ecologia Sociale? Ha avuto contatti personali od epistolari con chi sostiene queste idee?

SK.- Come abbiamo già detto, il PKK aveva iniziato a ri-orientare la sua politica sganciandosi dal marxismo-leninismo delle origini ed iniziava a porsi domande in cui la questione dell’organizzazione democratica aveva una grande rilevanza, ma senza abbandonare il nucleo socialista delle sue idee. In questa maniera si cominciava a giungere a questioni e conclusioni simili a quelle del municipalismo libertario (non dimentichiamo che anche Murray Bookchin, il padre della Ecologia Sociale, proveniva dal marxismo). Ma fu nel 2002 che Öcalan cominciò chiaramente  una intensa lettura di Bookchin ed a raccomandare, tramite i suoi avvocati, ai militanti ed ai politici curdi la lettura di Urbanizzazione senza città e di Ecologia della Libertà.

Nel 2004, come ci racconta la compagna di Bookchin, Janet Biehl nel suo articolo “Bookchin, Öcalan, e la Dialettica della Democrazia”, Abdullah Öcalan cercò tramite i suoi avvocati di contattare Bookchin, inviandogli uno dei suoi manoscritti e facendogli sapere che si considerava un suo discepolo e che era disponibile ad applicare le idee dell’Ecologia Sociale in Medio Oriente. Questa possibilità di dialogo era resa molto difficile dall’età di Bookchin, il quale avendo 83 anni ed essendo infermo non poteva reggere allo sforzo ed al lavoro necessari per mantenere questo contatto. Sempre nel 2004 Bookchin inviò un messaggio al popolo curdo: “La mia speranza è che il popolo curdo sia capace di costruire un giorno una società libera e razionale che permetta un nuovo rifiorire. Siete fortunati nell’avere un leader di talento come il signor Öcalan in questo cimento.” Questo messaggio venne letto nel corso della Seconda Assemblea Generale del Kongra- Gel.

Nel 2006, quando Bookchin morì, la assemblea del PKK lo ricordò come “uno dei maggiori scienziati sociali del XX secolo. Ci ha introdotto al pensiero dell’ecologia sociale ed ha contribuito allo sviluppo della teoria socialista al fine di avanzare su basi più ferme. Ci ha mostrato come fare nel rendere reale un nuovo sistema democratico. Fu propulsore del concetto di Confederalismo, un modello che crediamo sia creativo e realizzabile. Le tesi di Bookchin sullo Stato, sul potere e sulla gerarchia saranno implementate e realizzate nella nostra lotta… Metteremo questa promessa in pratica come prima società che stabilisce un confederalismo democratico tangibile”.

ALB.- Come mai Öcalan ha una così grande influenza sul movimento curdo di liberazione nazionale, al punto da farsi seguire in questo mutamento ideologico-strategico?

SK.- Öcalan è stato il leader principale del PKK fin dalla sua fondazione, la sua figura è stata importante per la creazione di un movimento che riunificasse le apirazioni sociali e nazionali del popolo curdo. Altri leaders avevano affrontato la questione curda da una prospettiva solamente etnica, dimenticando la questione sociale, mentre in Turchia i movimenti socialisti e marxisti non si curavano della questione curda o se ne dimenticavano. Öcalan cominciò invece a creare intorno a sè un movimento che riformulava i paradigmi della liberazione sociale e nazionale, aggregando e creando così il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il prestigio che ne derivò al PKK fu anche il prestigio che ebbe Öcalan il quale è stato sempre l’esponente più visibile del partito. Il PKK si è trovato in varie occasioni sul punto di dividersi o di tradimenti, però l’unità e la forza del movimento fu resa possibile grazie ad  Öcalan, che lavorò in modo incessante per mantere questa unità che portava grande forza al PKK fino a renderlo il movimento di liberazione nazionale curdo più forte e con maggior radicamento in Turchia ed in altre zone del  Kurdistan. Il ruolo di  Öcalan era evidente e nel PKK ha esercitato una grande attività come ideologo e coordinatore del movimento.

Con la detenzione di Öcalan lo Stato turco credeva di indebolire il movimento, e così insieme ai servizi segreti di altri paesi come gli Stati Uniti ed  Israele, pianificarono un complotto internazionale che portò all’arresto illegale di Öcalan in Kenia nel 1999. Però questo arresto non diede l’effetto sperato e la figura di  Öcalan è andata acquisendo influenza e prestigio, mentre il  PKK dopo un  breve periodo di inevitabile confusione, si andava rafforzando e serrava le fila intorno a colui che continuava a considerare come suo leader. E’ stato durante la sua incarcerazione e nonostante le terribili condizioni di detenzione, che egli ha dato al movimento la grande solidità teorica del CD insieme ad innumerevoli sforzi per la pace, sapendo però anche legare il momento della autodifesa armata al rumore dei processi.

Öcalan è l’esempio di una vita dedicata alla lotta per il Kurdistan e di un leader che ha saputo essere all’altezza delle circostanze più ardue, ed è per questo che tanto il movimento di liberazione quanto il popolo curdo in generale nutrono grande fiducia  in colui che ha saputo guidarli ed ispirarli con la lotta. Non si tratta solo del fatto che Öcalan abbia una grande influenza nel movimento di liberazione curdo e che quest’ultimo segua i suoi cambiamenti di strategia, ma anche del fatto che con il suo progetto per far avanzare la libertà e la pace nel Kurdistan, Öcalan risponde alle necessità del movimento di liberazione e del popolo curdo, e questo risponde dimostrando affetto, appoggio e fiducia.

ALB.- Il CD è stato l’esito di un processo collettivo, oppure nasce da una inquietudine di Öcalan?

SK.- Il CD nasce dalla necessità per il PKK di riformulare i  suoi obiettivi e le sue strategie dopo aver preso atto della realtà del momento, che mostrava l’inefficacia del progetto statalista e del Socialismo Reale per la liberazione della società e delle nazioni. Di fronte a questo dato di fatto, il movimento inizia la ricerca di una via per diventare un movimento veramente liberatore e democratizzatore. Questo percorso lo si rinviene negli ultimi congressi del partito, in cui il PKK si riconosce in un processo di necessario cambiamento e cerca nuove vie per realizzare i suoi obiettivi.

In questo contesto Öcalan comincia a lavorare per un ri-orientamento politico ed ideologico del movimento. Il processo viene brevemente interrotto dalla sua detenzione, ma gli effetti di questo lavoro, che già si vedevano realizzarsi, saltarono alla luce pubblica soprattutto con la sua reclusione. Questa nuova situazione amplificava tutto quello che Öcalan diceva davanti alla corte mentre iniziava ad elaborare la sua difesa sulla base delle nuove idee. Öcalan parlava di soluzione politica e di autonomia democratica per il popolo curdo e criticava le prospettive stataliste e gli errori precedenti commessi dal PKK per adeguarvisi.

Possiamo considerare il CD come frutto di un processo collettivo, poichè sorto dalla situazione e dagli apporti del movimento di liberazione curdo in questo momento, però è stato Öcalan che ha dato a questo nuovo paradigma democratizzatore la struttura fondamentale e  solidi pilastri teorici. Ma oltre  Öcalan ci sono altri militanti ed esponenti del movimento di liberazione del popolo curdo che hanno continuato a lavorare sulla linea del CD, per farne oggetto di studio, dibattito e sviluppo per tutto il movimento e per il popolo curdo.

ALB.- Le organizzazioni che sostengono il  CD sono presenti in tutto il Kurdistan, o solo in alcune aree?

SK.- Il CD è nato in seno al PKK, furono l’attività e la lotta del partito che portarono alla necessità di sviluppare un progetto di liberazione che superasse le idee stataliste e gerarchiche prima esistenti nel partito e fu il suo leader  Abdullah Öcalan che sviluppò i fondamenti del CD. Il PKK, benchè fosse attivo in quasi tutto il Kurdistan aveva il suo centro principale di azione in  Turchia, la sua lotta era diretta contro lo Stato turco.  Attualmente il PKK è un partito confederalista democratico che agisce in Turchia, ed è nel Kurdistan turco che è più radicato il CD, avendovi il PKK una grande forza, così come il BDP, partito legale che è anche influenzato dalle idee di Öcalan e che agisce nello spazio limitato che la repressione del governo turco gli consente, posto che ha subito una grande repressione con cento prigionieri politici.

In Iran la lotta per la liberazione del Kurdistan secondo il paradigma del Confederalismo Democratico viene portata avanti dal Partito per la Vita Libera del Kurdistan (PJAK). Nel Kurdistan iraniano sono tradizionalmente forti i socialdemocratici del PDKI ed il comunisti del Komala, però con la diffusione delle idee di Öcalan e con l’esempio della lotta del PKK, i seguaci di queste idee e del movimento hanno fondato nel 2004 il  PJAK, che è andato progressivamente guadagnando molta influenza e molta forza tra i curdi dell’Iran.  Le idee del Confederalismo Democratico hanno acquistato maggiore radicamento in questa popolazione e questa proposta politica si presenta come ideale in una società multi-etnica come l’Iran.

La forza del PJAK è in crescita in Iran ed il valore delle sue nuove idee, la sua resistenza ed il lavoro di autodifesa del popolo curdo gli fanno acquisire un prestigio che altri partiti curdi prima predominanti in Iran stanno ora perdendo.

Nel Kurdistan iracheno il popolo  curdo gode di uno status particolare e si è creato una regione semiautonoma dando luogo al Governo Regionale del Kurdistan, dove i curdi possono godere per la prima volta di pieni diritti culturali in quanto popolo. Tuttavia lo stato semi-autonomo del Kurdistan iracheno è ben lungi dall’essere un esempio di società organizzata col paradigma del Confederalismo Democratico. La corruzione ed il despotismo in politica sono fenomeni comuni, il Kurdistan iracheno è organizzato in istituzioni semi-statali, non in istituzioni democratiche autogovernate dal popolo, e vi si è implementata  una economia capitalista che suppone un’aggressione tanto ai danni della popolazione quanto contro la natura. Nel Kurdistan iracheno il popolo curdo si è quasi reso indipendente dall’Iraq, però è caduto preda delle nuove catene che lo collocano sotto il dominio del sistema mondo capitalista, e sotto la diretta influenza di potenze come quelle occidentali che si vantano per i loro fini dell’esistenza di questa regione semi-autonoma. E’ per questo che la lotta per la democrazia, per la liberazione e per l’autogoverno è una lotta necessaria anche nel Kurdistan iracheno. Per questo in Iraq facciamo riferimento al Partito per la Soluzione Democratica del Kurdistan (PÇDK) il quale lotta per l’obiettivo del Confederalismo Democratico. Questo partito deve far fronte in numerose occasioni alla repressione del  GRK [il governo regionale del Kurdistan iracheno]. Non gode di un grande appoggio, dal momento che i partiti che tradizionalmente si sono imposti nel Kurdistan iracheno contano su un grande potere e godono di un certo prestigio per la lotta armata condotta in precedenza, però la politica attuale sta svelando qual è il paradigma con cui si muovono questi partiti e soprattutto tra i giovani si sta diffondendo ed incalza l’importanza delle idee di  Öcalan.

Inoltre va detto che sui monti del Kurdistán iracheno dove si trovano le basi del PKK e dove dunque enorme è l’influenza del partito, è molto radicato il  comunalismo curdo in zone dove l’organizzazione in assemblee comunali è una realtà.

Rispetto al Kurdistan siriano, l’influenza del PKK è stata sempre molto forte, dato che il partito era composto di numerosi guerriglieri di origine Rojava e lo stesso Öcalan ha trascorso una gran parte della sua vita in  Siria, da cui esercitava il lavoro di guida dell’organizzazione. E’ per questo che qui l’influenza del movimento di liberazione curdo è stata sempre forte e che il  Confederalismo Democratico ha ottenuto un  grande radicamento tra questi curdi. Il movimento apoísta in Siria consiste nel  TEV-DEM (Movimento per la Società Democratica) e  nel Partito dell’ Unione Democratica (PYD) che è il partito curdo che sostiene le idee del Confederalismo Democratico in Siria e, dalla sua fondazione nel 2003, ha realizzato un grande lavoro politico vedendo aumentare la sua influenza e la diffusione delle sue idee. Ma è stato dopo l’inizio della rivoluzione in Siria che questo partito ha guadagnato una rilevanza speciale ed è diventato il più importante ed influente partito curdo che lavora per realizzare l’autonomia del popolo curdo in Siria.

Tutte queste organizzazioni riconoscono come loro leader  Abdullah Öcalan e come parlamento legittimo del popolo curdo il parlamento del Kongra-Gel, la assemblea dell’Unione delle Comunità del Kurdistán (KCK).

ALB.- Tutti i partiti della KCK si definiscono CD? Ci sono correnti interne con altre ideologie e tendenze?

SK.- Si è sentito parlare a volte di tendenze distinte dentro la KCK, o di fazioni dei più “duri” e dei più “blandi”. Rispetto a queste opinioni, i membri della KCK hanno espresso in numerose occasioni che parlare di fazioni dentro il movimento è un errore che cerca di dare l’impressione di debolezza o di divisioni. La KCK lotta per un unico obiettivo che si trova ben definito nel concetto di Confederalismo Democratico.

E’ certo che la evoluzione ideologica è stata una questione difficile che ha causato anche certe tensioni dentro il PKK, però  coloro che non accettavano il nuovo percorso verso la liberazione per seguire vecchi paradigmi che non risultavano utili per la liberazione abbandonarono il movimento, senza che il PKK ne risentisse anzi rafforzandosi. Oggi coloro che erano  nel  PKK o che vi hanno aderito (o hanno aderito ad uno dei gruppi della KCK), sanno che lottano per il chiaro obiettivo del Confederalismo Democratico, per le dichiarazioni di Öcalan, per le risoluzioni delle Assemblee del Kongra-Gel, per le opinioni degli alti dirigenti, le strategie e le azioni del movimento, senza dar luogo a nessun dubbio.

ALB.- Nella definizione del CD si acclara che la società locale ed i municipi sono il nucleo della nuova società curda. A partire da qui le località cominciano a federarsi e confederarsi. Rientrano in questo schema anche le popolazioni non curde? E se una parte dei curdi non desiderasse federarsi con gli altri? Non dimentichiamo che nel Kurdistan ci sono numerosi partiti politici che non sostengono il CD.

SK.- Il CD è la proposta che il movimento di liberazione curdo ha delineato per la liberazione del Kurdistan, però non è un’organizzazione politica e sociale applicabile solo al Kurdistan. Öcalan ha segnalato l’importanza del CD per superare i grandi problemi del Medio Oriente ed ha indicato la applicabilità ed il potenziale della organizzazione confederalista democratica per popoli in carne ed ossa come gli arabi, i turchi ed i turkmeni, per l’Iran multietnico, per il popolo armeno o per il popolo ebraico. Pertanto il CD non è una proposta limitata al popolo curdo, bensì una soluzione che interagisce con la lotta per democrazia di tutti i popoli.

L’obiettivo del CD è ben lungi dal paradigma dello Stato-nazione, il cui scopo è la assimilazione delle differenze;  la nazione democratica che si crea col CD è una nazione flessibile, multiculturale e multi-etnica. Non si persegue la creazione di frontiere, dato che l’idea di nazione del CD è aperta e va oltre le frontiere. Il CD non si costituisce solo come una forma di organizzazione per i curdi, bensì per ogni popolo che persegue la propria liberazione. Nella nazione democratica del Kurdistan le minoranze di altri popoli potranno organizzarsi autonomamente nelle istituzioni democratiche e di autogoverno che il CD crea e potranno stabilire le loro relazioni con gli altri popoli.

Il CD è sistema in cui il potere promana dal basso, dal popolo organizzato in assemblee, è un sistema di potere decentralizzato, è l’unica maniera di realizzare la democratizzazione contro la dominazione. Pertanto in questo modello nessuno viene obbligato a porsi sotto nessun potere e coloro che non desiderano far parte dell’organizzazione del CD  non devono farlo e non sono soggetti a nessun obbligo. Il popolo organizzato nel CD farà uso della violenza solo per autodifesa, contro coloro che non rispettino la legittimità della nazione democratica creata dalla confederazione popolare.

Le problematiche con altri raggruppamenti curdi non vertono sulla questione del CD, poichè questo è un sistema flessibile e aperto in cui ogni gruppo sociale, politico, etnico o religioso, può autogovernarsi in forma autonoma se così desidera; le problematiche con i raggruppamenti curdi che sostengono un modello differente dal CD nascono dal fatto che costoro pensano ad un sistema che sviluppandosi al di sopra delle libere comunità curde organizzate nel Confederalismo Democratico, porti alla creazione di uno Stato curdo o di una regione federale para-statale sotto il dominio di un altro stato.

Non è dunque il CD la causa dei problemi, quanto piuttosto coloro che perseguono soluzioni politiche basate sul dominio e sulla gerarchia.

ALB.-Abbiamo visto il recente appello di un alto dirigente della KCK (Cemil Bayik) ai curdi in esilio o all’estero o che vivono in città di venire a popolare i villaggi vuoti del Kurdistan. Secondo questo modello il villaggio appare fondamentale. E’ questo il modello sociale che propugna il CD? Si realizza l’appello seguendo una base ecologica -considerato che le città non sono sostenibili ecologicamente- o una base etnica -dato che i curdi hanno sempre vissuto in villaggi?

SK.- Cemil Bayik, fondatore del PKK e attuale co-presidente del Consiglio Esecutivo della KCK, in un articolo sul quotidiano curdo Azadiya Welat fece questo appello al popolo curdo a tornare ai villaggi, implicando questo appello una legittima e necessaria domanda del popolo curdo cosí come una profonda critica alla modernità capitalista.

In primo luogo si deve tener conto di una questione chiave, e cioè che i curdi che abbandonarono i loro villaggi non lo fecero di propria volontà, nè per le condizioni economiche imposte dal capitalismo, bensì perchè una gran parte di loro furono espulsi direttamente dall’esercito turco, nel segno della politica di distruzione della identità curda. Per distruggere il grande radicamento della tradizione e della cultura curda insieme ai grandi appoggi ed alle basi nelle zone rurali su cui contava il PKK, l’ esercito turco distrusse i villaggi curdi e causó milioni di sfollatti. E’ importante tener conto di questo fatto, come emerge dalla domanda “i curdi hanno sempre vissuto nei villaggi”, e così è, mentre il lasciare quel modo di vita non è stata una decisione volontaria, ma una costrizione imposta dall’esercito dello Stato turco.

Possiamo rilevare che sì, questo appello ha una base etnica: “i curdi hanno sempre vissuto nei villaggi”, ed abbandonare questa modalità di vita non fu una decisione volontaria. Però lasciare questa questione così sarebbe come semplificare la visione integrale del cambiamento di vita che porta con sè il CD nonchè la profonda critica alla modernità capitalista che l’appello di Cemil Bayik implica.

Bayik scrive nel suo articolo di come le città sono state utilizzate per distruggere l’identità dei curdi, condannandoli alla precarietà ed alla instabilità lavorativa. Il capitalismo si è impiantato nel popolo curdo con la forza, lo ha espulso dai suoi villaggi, come ci racconta Bayik , lo ha condannato a vivere una  “vita medio muerta en las afueras create dal capitalismo in Turchia”.

D’altra parte Bayik non scrive esplicitamente nel suo appello della questione ambientale,  che non possiamo mettere da parte. Il movimento ha sempre lottato contro le mega-costruzioni che il governo ha tentato di fare nel Kurdistn, difendere l’ambiente è una questione prioritaria. L’industrialismo è, insieme allo Stato-nazione ed al capitalismo, uno dei pilastri della modernità capitalista che il movimento cerca di combattere. Le grandi opere sono una aggressione alla terra del Kurdistan che il movimento di liberazione non può consentire.

Il ritorno ai villaggi è una questione fondamentale per recuperare l’identità del popolo curdo nel segno ideale dello sviluppo della democrazia, delle comuni ecologiche ed economiche; il ritorno del popolo curdo permetterà lo sviluppo dell’autogestione, come scrive Bayik, ed è fondamentale che il ritorno della popolazione permetta la fioritura della agricoltura e dell’allevamento. Öcalan lo esprime così, “In nessun altro momento della storia l’umanità è stata così alleata della natura, della vita e della sociabilità.” Il ritorno ai villaggi curdi e la rigenerazione della vita rurale e villica nel Kurdistán è una questione fondamentale per la creazione della nazione democratica. Tornare ai villaggi curdi significa per Bayik “la costruzione di una società democratica e di una vita democratico-socialista basandosi sullo sviluppo della vita sociale.”

ALB.- Che tipo di socialismo propone il CD?

SK.- Come abbiamo già detto, il  PKK iniziò col marxismo-leninismo, per cui l’influenza socialista è stata presente fin dal principio nella ideologia del movimento di liberazione curdo. Nel riformularsi ideologicamente e nell’adottare il  CD il movimento ha abbandonato il cosiddetto Socialismo Reale, per sostituirlo con un socialismo democratico. Il CD richiede una alternativa economica per realizzare i suoi obiettivi di democratizzazione, liberazione, uguaglianza e rispetto per l’ambiente, questa economia è il socialismo, l’unica capace di contrastare i problemi della ricerca continua di accumulazione di capitale che la modernità  capitalista ha imposto e produce. Nel socialismo del CD le risorse della società non sono nelle mani dello Stato, bensì del popolo, l’economia sarà al servizio della società e si perseguirà l’autogestione.

Nella sua ultima Assemblea Generale il Kongra-Gel ha indicato l’importanza di sviluppare assemblee comunali e cooperative, le istituzioni base del socialismo che il movimento vuole.

ALB.- Qual è il ruolo della donna nel processo rivoluzionario del popolo curdo?

SK.- Tradizionalmente la donna nel popolo curdo è stata molto più riconosciuta e valorizzata, godendo di più autorità e libertà rispetto agli altri popoli del Medio Oriente. Nonostante ciò la donna curda non è sfuggita all’influenza del patriarcato e ci sono stati all’interno della società curda abusi contro le donne, come i cosiddetti “delitti d’onore”, insieme ad altri atteggiamenti e pratiche maschilisti. Inoltre in certe zone del Kurdistan si è sofferto in modo più intenso delle interpretazioni sessiste dell’Islam che sono state imposte dalle autorità statali e religiose. A tutto ciò dobbiamo aggiungere il sessismo istituzionalizzato e la mercificazione con cui la modernità capitalista sottomette i popoli.

Di fronte a questa situazione dobbiamo essere consapevoli che in un progetto di liberazione sia nazionale che sociale, la liberazione della donna è una questione fondamentale. E’ questo il pensiero di  Öcalan, il quale ha fatto presente che si può considerare la donna come una nazione sfruttata in sè e la sua liberazione è importante quanto la liberazione di classe o quella nazionale.  Öcalan ha indicato nel sessismo uno dei pilastri ideologici dello Stato-nazione ed ha criticato i progetti del socialismo reale per aver inteso la questione di genere come secondaria. Pertanto la libertà ed i diritti della donna sono una questione chiave nella lotta per la democrazia e per la libertà nel Kurdistan, “senza una donna libera non vi può essere un Kurdistan libero”.

Il radicamento di queste idee sulla liberazione della donna si rende evidente anche nell’organizzazione del movimento di liberazione.

Tra i fondatori del PKK abbiamo Sakine Cansız, una donna assassinata a Parigi senza che le indagini abbiano trovato il colpevole. La presenza delle donne nel movimento è aumentata progressivamente fino a darsi una propria organizzazione all’interno del partito. Con i successivi cambiamenti nel partito, la componente femminile si è riorganizzata e ridenominata, fino alla forma organizzativa che oggi le donne hanno dentro il PKK (a sua volta integrato nella KCK). Le donne del movimento di liberazione curdo che agisce in Turchia si organizzano in tre organismi femminili: il PAJK, il movimento ideologico delle donne; lo YJA, il movimento sociale delle donne e YJA-Star, la forza di autodifesa delle donne. Queste tre organizzazioni si coordinano dentro la organizzazione ombrello KJB.

In Iran, anche il movimento di liberazione curdo aggregatosi intorno al PJAK, ha la sua propria organizzazione autonoma delle donne che si chiama YRK. Il sessismo istituzionale imposto dalle interpretazioni maschiliste dell’Islam, così forti in Iran, rende particolarmente importante la lotta delle donne curde nell’Iran, doppiamente dominata, come curde e come donne.

Anche in Siria le donne curde hanno creato la loro organizzazione, la Union-Star, collegata con il TEV-DEM e   col PYD. Questa organizzazione si è formata nel 2005 ed ha  “come obiettivo la costruzione di una società democratica ed ecologica. Il loro scopo è quello di abolire le costruzioni sociali di genere come fonte delle disuguaglianze e perseguire la liberazione delle donne dalla costrizione e dall’ingiustizia.”

In seguito alla grande presenza di donne ed all’importanza della questione femminile all’interno del  YPG che esprime  la guerriglia organizzata dai partiti curdi siriani per la loro autodifesa, si è giunti alla creazione di una specifica sezione femminile, la YPJ.

Guardando globalmente al movimento troviamo una grande importanza delle donne al suo interno, una continua attività contro il sessismo ed un’enorme presenza femminile. Nella KCK troviamo un sistema co-presidenziale degli incarichi, con uomini e donne in prima linea. E nelle numerose piattaforme come il TEV-DEM ed il PYD il 40% delle cariche va agli uomini, un altro 40% alle donne ed un 20% ad elezione neutra. Le donne, sia nelle assemblee delle organizzazioni come nelle assemblee delle zone liberate in cui si sono costituite assemblee comunali, partecipano con piena indipendenza e rispetto uguale a dovuto al maschio . Dal movimento si dispiega un’intensa attività in tutta la società per combattere la mentalità patriarcale insita tanto nelle donne, come forma di sottomissione, quanto negli uomini come forma di dominazione.

Questa è la realtà e non potrebbe essere altrimenti in un movimento veramente liberatore, l’importanza e la presenza delle donne nel processo rivoluzionario curdo è fondamentale e la questione della loro liberazione è fondamentale quanto la questione nazionale o sociale.

ALB.- Ci sono altre fonti ispiratrici del  CD oltre alla Ecologia Sociale applicata al popolo curdo?

SK.- In primo luogo, e come abbiamo già detto, la prima ragione dell’imporsi del CD è stata la capacità di autocritica e di analisi della realtà del momento storico, questioni che hanno portato allo svluppo di un’ideologia collegata al paradigma classico di liberazione nazionale legata alla creazione di uno Stato-nazione. Pertanto l’esperienza di lotta, la capacità autocritica e gli apporti teorici e pratici dei militanti del PKK prima, e dei successivi movimenti della KCK dopo, sono la prima fonte da cui scaturisce il CD rendendo possibile il proporsi di questa idea di liberazione del Kurdistan, esempio per il Medio Oriente e per i popoli del mondo.

L’influenza decisiva nel momento di accogliere il CD è stata quella della tradizione, della storia e della cultura del popolo curdo e del Medio Oriente, come dice Öcalan “la democratizzazione non è un  fenomeno che fa la sua comparsa con la modernità europea, ma è una tendenza che viene da lontano. Le tendenze democratiche ci sono sempre state nelle società”. Il CD non è un paradigma nuovo per la liberazione, dato che esso sorge dalla storia dei popoli e dalla loro lotta per la libertà. Öcalan ha indicato l’organizzazione assembleare dei primi Sumeri o la concezione di patria e l’organizzazione decentralizzata dei clan e delle tribù, quali esempi storici della tradizione che fa parte del CD.

In quanto agli intellettuali che si sono distinti per la costruzione del pensiero del CD, dobbiamo citare Immanuel Wallerstein, le cui analisi del  sistema capitalista e le cui critiche al modo di agire di quelli che egli ha chiamato movimenti antisistemici (socialisti e nazionalisti), hanno esercitato una importante influenza nella conformazione dell’analisi e nell’agire del movimento di liberazione curdo. Come Wallerstein ha indicato, uno dei grandi errori dei movimenti antisistemici è stato “fare della conquista del potere statale il faro delle attività del movimento”, cosa che la KCK ha compreso ed applicato alla sua strategia ed ai suoi scopi. Le analisi di questo sociologo sul sessismo e sul razzismo nel sistema mondo capitalista sono questioni di grande interesse che hanno potuto arricchire la visione di queste questioni all’interno del movimento di liberazione curdo. L’influenza di Wallerstein si è fatta sentire fino al punto da essere oggetto di una delle opere di Öcalan.

Un’altra influenza che non possiamo dimenticare è quella del marxismo. Come già detto, questa ideologia è stata nucleo della fondazione del movimento. Il movimento di liberazione curdo non ha rotto col marxismo, salvo aver iniziato una apertura di prospettiva ed un processo autocritico che ha portato al tipo di socialismo democratico che si incarna nel CD. Nell’articolo “La Rivoluzione Industriale ed il socialismo scientífico”, Öcalan ha espresso qual è la sua posizione di fronte al marxismo o al socialismo scientifico: “Invece di pensare al socialismo scientífico come sconfitto dal capitalismo è più appropriato e significativo prendere in considerazione la necessità di completarlo, perché comunque il marxismo ha successi molto importanti al suo attivo. Quello che ci serve è una spiegazione ed una presa di distanza dai errori. I miei tentativi vanno in questa direzione. In ogni caso, è necessario trovare un nuovo approccio critico e più sano. Questo è quello che sto cercando di fare”. Al di là della teoria definita da Ocalan, il confederalismo democratico o comunitarismo curdo, nelle le cui lotte sono coinvolti sia i guerriglieri che gran parte della società civile è arricchito e influenzato da movimenti come il neozapatismo, da intellettuali come Foucault, e dalla letturatura in generale femminista, dai (neo)anarchici, dai comunisti libertari, dai comunalisti ed ecologisti sociali come Ercan, un attivista coinvolto nelle lotte ambientali e nel comunitarismo curdo.

Ma rimane pilastro fondamentale la figura di Ocalan che ha saputo essere pioniere nel momento di collegare la questione nazionale curda alla questione sociale, che fu capace di cogliere il momento per fare quella autocritica necessaria per avanzare verso il CD, riunendo le varie infleunze che abbiamo citato, le idee e gli apporti personali, della tradizione curda e del movimento curdo in generale.

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

Link esterno: http://www.alasbarricadas.org/noticias/node/26224

 


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